Via Bramante è il terzo singolo di Marchi, cantautore indipendente sardo classe 1988. Dopo i brani Gennaio e La notte Marchi torna sulla scena indie-pop con una ballad ispirata e profonda sulla convivenza, vista come momento fondante dell’identità di una persona. Il pezzo si muove tra le atmosfere post-adolescenziali dei film Brat Pack e quelle più malinconiche e sensibili di Rohmer.
Via Bramante è una strada nel cuore di Chinatown, un quartiere di Milano dove il cantautore sardo è vissuto, ma potrebbe essere un indirizzo qualunque sullo stradario del mondo. Un luogo fisico che, come certi amori, è diventato metafisico solo dopo averlo lasciato. Via Bramante è quindi la via di una casa, ma soprattutto, il simbolo di una convivenza, di un amore queer, dei luoghi che si smettono di abitare fisicamente ma che si continuano a visitare nei ricordi.
“Via Bramante” è un piccolo racconto di formazione sentimentale, composto dai fotogrammi sparsi di una vecchia relazione, quasi fosse un puzzle. La convivenza, per chi ne fa esperienza nella giovinezza, non è solo una scelta affettiva, ma spesso èil primo vero spazio che sentiamo nostro, che abitiamo non come figli, né come ospiti. È un laboratorio privato di realtà dove si impara l’altro anche attraverso i silenzi, il superfluo, la spesa, i gesti più disadorni. Per me è stata una piccola rivoluzione identitaria che mi è servita anche per ragionare su tanti aspetti relazionali. Soprattutto in una relazione queer, dove l’intimità è spesso conquistata a fatica e talvolta non è né vista né prevista dalle famiglie e resiste a certe forze esterne che la vorrebbero delegittimare, la casa condivisa diventa uno spazio simbolico di autocoscienza e autodeterminazione, e non può che tradursi quindi anche in un atto politico, se vogliamo, di rivendicazione, di uguaglianza e di libertà