Si chiamano Mataleòn e il loro primo ep, Prospettiva di un’idea, carico di potenza e sentimenti rock, uscirà fra qualche giorno. Ma noi di TraKs non stiamo certo a raccontarcela su, e li abbiamo già intervistati.
Potete raccontare la storia della vostra band fin qui?
La band nasce nel maggio 2012 con l’uscita del singolo “Fuoco nella testa”. Il brano è stato registrato e coprodotto da Olly Riva (The Fire, Shandon, Rezophonic) al Rocker Studio di Sesto San Giovanni (MI).
Dopo alcuni concerti e una pausa dovuta al cambio di line up di alcuni componenti, la band decide di iniziare il lavoro di scrittura dell’ep e nel gennaio 2015 si chiude in studio di registrazione.
La produzione è ancora una volta affidata a Olly Riva al Rocker Studio di Sesto San Giovanni (MI) e il mastering audio è stato fatto da Tancredi Barbuscia del Green River Studio. L’ep è interamente autoprodotto dalla band.
La grafica, foto e video del singolo “Atari” sono state curate da Giorgia Brandolese e Francesco Pucci della The Tape Agency e l’illustrazioni da Elisa Stagnoli.
Qual è l’origine del nome della band?
Mataleòn è un nome che prima di tutto non ha appartenenza a una lingua o nazione in particolare quindi ci permette di essere italiani senza però rinunciare all’internazionalità.
Il nome Mataleòn deriva da uno sport che in Italia è considerato ancora emergente ma all’estero è radicato da più di cento anni. È uno sport duro ma allo stesso tempo strategico e di rispetto verso l’avversario.
Noi siamo la stessa cosa, un gruppo emergente che porta nel nostro paese sonorità estere mantenendo la nostra lingua madre. Siamo un po’ come quei lottatori che rimangono in Italia in nome del proprio paese invece di andare in Brasile o altri paesi per essere solo un numero.
Pensiamo che in Italia ci siano tante band e musicisti validi che meriterebbero molta più visibilità di quella che raccolgono.
Perché avete scelto “Atari” come primo singolo e video?
E’ stata scelta come singolo poiché, al di là di una più spiccata “radiofonicità” nell’inciso, affronta, attraverso il testo, il tema dei social network come luogo nel quale a volte ci sente inconsapevolmente prigionieri.
Come nasce “Ozymandias”?
La canzone nasce per la passione condivisa della serie TV “Breaking Bad” e il famoso sonetto del poeta inglese Percy Bysshe Shelley, “Ozymandias” appunto.
Ci piaceva l’idea di poter mettere in musica questa nostra passione per la serie TV e della puntata in particolare. Il poter raccontare con parole e musiche nostre il declino inevitabile che un uomo ha quando raggiunge l’apice della propria potenza.
L’immagine che descriviamo nel ritornello è proprio questa. “Non hai più lividi, resta l’immagine nella sabbia. Non hai più limiti, è un fermo immagine la tua faccia sulla sabbia”. Questi versi racchiudono la nostra personale interpretazione a questi due capolavori di poesia e regia/sceneggiatura televisiva.
Tra le influenze che citate ci sono il rock degli anni 70, eroi del grunge, qualcosa del nu metal e dell’alt-metal… Dimentico qualcuno?
Ognuno di noi porta dentro di sé un “bagaglio” musicale ben differente.
Tommaso (cantante) per esempio è legatissimo alla scena grunge di Seattle, specie agli Alice in Chains. Ha condiviso con loro un periodo della sua vita e inevitabilmente si sento ancora vicino a loro quando scrive le nostre canzoni.
Per restare confinato tra le nostre mura italiane trova nei Timoria, Litfiba, Afterhours, Verdena le sue maggiori ispirazioni.
Manuel (basso) trova le sue radici sonore nei grandi gruppi classici quali Led Zeppelin, Metallica, Deep Purple fino ad arrivare al metal dei giorni nostri degli Stone Sour.
Daniele (batteria) trae ispirazione dalla musica rock e prog anni 70 (Genesis e Pink Floyd, Jethro Tull e Led Zeppelin) passando poi alla scena metal anni 80/90 dei Metallica, Iron Maiden e Pantera, per arrivare poi ai gruppi metal odierni quali Lamb of God, Meshuggah e Periphery. Al momento si è dedicato alla musica jazz studiando batteristi come Brian Blade e Giovanni Giorgi.
Andrea (chitarra) non è legato a nessun genere in particolare, ama la musica nella sua totalità. I suoi mentori più incisivi sono Michael Jackson, Miles Davis, Charlie Parker, Pantera, Steve Vai e Devin Townsend.
Per una band come la vostra, la dimensione live è quella naturale. Che cosa si deve aspettare chi viene a vedere un vostro spettacolo?
Noi siamo una band che ama la dimensione del live e tendiamo a trasmettere questa nostra gioia nello stare sopra un palco.
Non siamo certamente una band che fa capriole, ma a chi ancora non ci conosce, possiamo solo dire che se ha voglia di passare una serata ascoltando una band che ha davvero la carica giusta e ha voglia di trasmetterla ai propri spettatori…be’ non rimarranno delusi.
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