Lettera di motivazione è il nuovo disco di Milo: classe ’90, nasce e cresce a Torino da genitori di origini congolesi. Inizia a scrivere i primi testi rap durante l’adolescenza e nel 2009 crea assieme all’amico d’infanzia Isi Noise il gruppo rap ExXtra col quale pubblicherà 2 mixtape autoprodotti (ExXtra Muzik Vol.1-2) e che in seguito darà nascita al collettivo musicale ExXtra Team.
Influenzato dai suoni classici dell’Hip-Hop Made in USA e dalle contaminazioni della musica elettronica e pop, Milo porta un rap grintoso che si fa portavoce delle speranze dei giovani trasmettendo un messaggio di unità e identità in cui chiunque può rispecchiarsi. Partecipa attivamente nel sociale portando negli istituti scolastici il laboratorio musicale “Hip-Hop Skool” dove racconta agli studenti le origini della cultura Hip-Hop e insegna tecniche di scrittura creativa e ballo Hip-Hop.
Puoi raccontare la tua storia fin qui?
La mia storia musicale inizia nell’ormai lontano 2009 quando durante l’ultimo anno di liceo assieme a degli amici formai il gruppo rap “ExXtra” col quale ho registrato i primi “mixtapes” e ho fatto le prime esperienze sul palco, il gruppo si sciolse nel 2013 dopo una breve ma ricca esperienza televisiva che ci porto davanti ai riflettori del programma Amici di Maria De Filippi, in seguito allo scioglimento decisi di proseguire il mio percorso musicale come solista e nel 2014 iniziai a lavorare al mio primo disco ufficiale Lettera Di Motivazione ep.
Puoi raccontare qualcosa della scrittura e della lavorazione dell’album?
I brani dell’album sono stati scritti e arrangiati interamente da me salvo salvo le due produzioni “Non Sento Niente” prodotta da Mattia Dinu “Dee Wayne” e “Hunger Games” prodotta da Diego Delgados “ShaZz”.
Fin dai miei primi progetti musicali ho sempre dato molta importanza al suono della mia musica curando la scelta delle basi strumentali su cui cantare , per questo progetto avevo chiaro in mente l’atmosfera sonora adatta per ciascun brano, mi sono preso del tempo per imparare a utilizzare gli strumenti (principalmente un laptop Mac, una drum machine e una tastiera midi) per realizzare i suoni che sentivo in testa, devo dire che è stata un ‘esperienza che mi ha fatto crescere molto e mi ha dato molta più sicurezza nelle mie capacità artistiche
I tuoi pezzi mordono parecchio soprattutto su temi generazionali e sociali. Pensi che sia ancora vero che l’hip hop è uno dei generi (o forse il genere) oggi più vicino alla realtà quotidiana, anche in Italia?
Le tematiche sociali sono sempre state al centro della mia musica principalmente perché sono temi che mi toccano e che sento molto vicini (il fatto d’aver frequentato un liceo a indirizzo socio-psico-pedagogico potrebbe essere un altro dei motivi! :D) Ma più in generale penso che l’hip-hop sia il genere che più di tutti si avvicina alla realtà quotidiana proprio perché nasce e trae forza dalla vita reale, nonostante il genere oggi sia stato sdoganato grazie alla televisione e ai mass media rimane comunque un mezzo d’espressione artistica diretta e immediata che permette anche a chi non ha avuto un’educazione musicale di esprimersi e far sentire al mondo la propria voce!
Mi ha incuriosito molto “Scappo via da qui”: da quali spunti nasce?
Il brano “Scappo Via Da Qui” parla della fuga intesa come via d’uscita, per chi scappa dalla propria patria per motivi gravi come lo scoppio di una guerra o più semplicemente per cercare un futuro migliore e chi “scappa” dal disagio quotidiano che possiamo vivere nella vita di tutti i giorni magari grazie a una passione come la musica per esempio!
Ho tratto ispirazione dalle miei esperienze personali in quanto figlio di genitori immigrati e allo stesso tempo da quelle dei miei coetanei emigrati all’estero in cerca di prospettive lavorative migliori cercando di tracciare una linea d’unione tra le due realtà!
Magari è scontato, ma mi sembra quasi obbligatorio chiedere il tuo punto di vista sulla questione ius soli.
Penso che la riforma dello “Ius soli” sia un processo naturale che di per sé è già iniziato nella vita di tutti giorni, tra i banchi delle scuole gli alunni provenienti da diversi paesi studiano e crescono e salvo qualche raro caso non vi è una grande differenza tra l’alunno italiano “D.o.c.” e quello con origini “Africane/Cinesi/Romene/ecc..”.
Personalmente trovo che la questione possa diventare più complessa quando viene strumentalizzata per recuperare voti da una parte o dall’altra, questo può portare a divisioni e a uno stato di confusione dove magari chi potrebbe anche essere a favore della riforma non lo è giusto perché non ci vede chiaro e pensa “bene ora li accogliamo tutti automaticamente e l’Italia diventa la terra di tutti e di nessuno” quando poi in verità le trafile per avere la nazionalità sono comunque complesse, io pur essendo nato e cresciuto in Italia ho avuto la cittadinanza a 16 anni grazie a mia madre che a sua volta l’ha ottenuta lavorando e versando contributi da quando è arrivata in Italia verso la fine degli ’80.
Penso che per i ragazzini nati e cresciuti sul territorio che hanno diritto alla cittadinanza bisognerebbe creare un percorso che li accompagni fino al compimento dei 18 anni magari con il supporto delle scuole proprio per renderli partecipi e consapevoli che la cittadinanza che ottengono è un diritto civile e che in quanto tale comporta anche dei doveri!
So che sei impegnato, con il laboratorio musicale “Hip-Hop Skool”, a diffondere e approfondire la cultura hip hop tra gli studenti delle scuole: vuoi raccontare qualcosa di questa esperienza?
Il laboratorio musicale “Hip-hop skool” è un progetto che porto avanti circa dal 2010 sul territorio piemontese assieme ai ragazzi del “Best Flow” un’associazione che organizza eventi legati alla danza di strada, l’obiettivo è quello di portare nelle classi la cultura Hip-Hop raccontandone le origini dai ghetti del Bronx della fine anni ’70 fino ai giorni nostri, è un’esperienza molto educativa sia per i ragazzi e sia per noi che svolgiamo il laboratorio, in quanto artista è sempre interessante vedere come i ragazzi interagiscono con la musica proprio perché sono loro i principali consumatori di cio che produciamo!
Milo traccia per traccia
Si parte con Lettera di motivazione, title track e breve ingresso nel disco che mette in evidenza i contrasti tra il rappato quasi torrenziale e sonorità morbide e minimal. Stesso tipo di suoni con I Soliti, che all’inizio asseconda anche con la voce la morbidezza generale ma poi si inacidisce, occupandosi di comportamenti generazionali e dei giudizi esterni che ne conseguono.
Molto più massimalista Ready 4 Action, che di nuovo affonda il coltello in situazioni politico-sociali, ma in forma di avvertenza ed esortazione. Si viaggia tra riferimenti cinematografici con Hunger Games, dove i film sono utilizzati come metafora della competizione nella vita quotidiana.
Ci si siede un po’ su ritmi soft in Non sento niente, ultimo singolo estratto dall’album: il testo è appuntito quanto quello degli altri episodi del disco. C’è addirittura il pianoforte e un’atmosfera da jazz club in Scappo via da qui, in cui la prospettiva di scelte malinconiche si interseca con una ritmica che gradualmente si fa più intensa.
10, 100, Mille motivi per sorridere innesta un rappato ancora più rapido sui sample di Manu Chao, mentre Servirebbe una vacanza prova a immaginare scenari più invitanti. Si chiude con Resta con me, con memorie di canzoni lontane, che opta per tematiche gentili.
Buon mix di sensazioni all’interno del disco di Milo, che riesce ad affiancare episodi di hip hop “da lotta” ad altri più morbidi senza perdere mai il filo del discorso.