Esce oggi Oltre ai confini della nostra essenza, titolo ambizioso per i Dhole, una band screamo/hardcore che urla, ma che non suona troppo integralista.

Ci sono spazi differenti e influenze diverse all’interno di un disco veloce, dall’impianto punk, ma anche con qualche spazio per la mediazione.

Si apre con Gavrilo, che afferra alla gola l’ascoltatore fin dall’inizio, con voce e chitarre, mentre Oggi Zenit, domani Nadir propone alti e bassi piuttosto vertiginosi, con un finale melodico del tutto inaspettato.

Nuova esistenza avanza con un passo non esageratamente accelerato, anche se il suo andamento si presta a qualche cambio di ritmo. Ma le chitarre fanno pensare a idee hard rock piuttosto che hardcore.

Ondate consecutive quelle che portano avanti Certezza irrelata, che produce esiti di una certa potenza. Si procede con una citazione di Wittgenstein, cioè Su ciò di cui non si può parlare, si deve tacere, che è, in modo piuttosto appropriato, un brano strumentale.

E’ strumentale anche Dentro, passaggio elettronico e aereo che introduce a una molto più terrena Maipiu, veloce e aggrerssiva finché si giunge a una pausa meditativa che cambia il panorama.

Dasein, con riferimento al concetto di “essere” della filosofia tedesca, è uno dei brani chiave del disco, con chitarre dai suoni piuttosto indie e una distribuzione dell’aggressività piuttosto ragionata.

C’è un pianoforte molto “romantico”, quasi chopiniano, a disegnare i percorsi di Letargo, mentre il disco si chiude con gli assalti, piuttosto diretti, di Come un sonno senza sogno.

Di solito le band screamo prendono pochissimi prigionieri e accettano compromessi zero. Non che i Dhole amino i compromessi, ma sembrano propensi a un’evoluzione del genere piuttosto interessante.

L’urlo, infatti, è utilizzato come strumento a sé stante, nonché per fornire colori più forti a un contesto che può anche essere moderato e non per forza estremo. Si direbbe inoltre che la band abbia decisamente qualcosa da dire, o da urlare, e che lo faccia piuttosto bene.

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