Onisco: ora mi sento completamente libera di creare la musica che mi piace

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Fuori dal 14 novembre A Shadow in the Sun, il nuovo singolo di Onisco. Un brano che sa mescolare elementi elettronici dance a un cantato emozionante, profondo ed evocativo. Ecco la nostra intervista.

Come ti sei avvicinata alla musica e come è nato il tuo progetto?

Mi sono avvicinata alla musica quando ero molto piccola. La mia famiglia aveva una scuola di danza, sono cresciuta lì dentro e ogni volta che trovavo una sala vuota mi sedevo al pianoforte e cercavo di inventare qualcosa. Questo progetto lo portavo dentro di me da anni ma, purtroppo, ogni volta che provavo a realizzarlo mi rendevo conto di non avere i mezzi sufficienti.

La musica indipendente ha un costo notevole, soprattutto se si vogliono realizzare i brani in modo professionale e non approssimativo. Ho lavorato molto e per anni prima di potermi permettere di dar vita al progetto. Ora mi sento completamente libera di creare la musica che mi piace, non ho aspettative e non ho nessuno che mi dice cosa fare e come farlo. Sono molto grata per questo, credo che liberarsi dagli schemi sia un grande traguardo.

Come riesci a bilanciare la vita di tutti i giorni con l’essere un artista?

Quando si vuole fare davvero qualcosa, la stanchezza non si sente e il tempo si trova. Penso che la determinazione sia fondamentale. A volte mi sembra di avere due personalità che hanno imparato a convivere. È come se ogni giorno, durante la mia routine, recitassi una parte, perché, detto tra noi, se potessi io passerei le mie giornate a suonare e basta, non ho bisogno di altro. Nonostante questo, sono molto grata per la mia quotidianità, senza il mio lavoro non avrei mai potuto neanche sperare di dare vita al progetto, quindi va benissimo così.

Passiamo invece al tuo brano più recente, A Shadow in the sun: qual è stata la sua genesi?

Il brano nasce piano e voce in una versione parecchio cupa che ho cercato di alleggerire con un arrangiamento dance.  Di solito compongo prima la melodia e in seguito scrivo il testo, ma questo brano è nato con un testo già abbastanza chiaro. L’ho canticchiato in testa per settimane prima di sedermi al piano e suonarlo, facevo la mia vita e lui continuava a suonare nella mia testa, non mi lasciava mai. Quando l’ho suonato per la prima volta era già quasi completo.

Nel brano racconti questo sentimento di sentirsi un po’ fuori dal mondo, una volta scritto il pezzo come ti sei sentita? Il sentimento è rimasto?

È una sensazione che mi accompagna spesso, mi guardo intorno e mi sento sola. Mi capita di parlare con le persone e vedere che nel frattempo rispondono a un messaggio o che in ogni momento di silenzio hanno bisogno di vedere un reel. Mi sembra che vadano sempre tutti di fretta e che alla fine non ci sia mai un reale interesse verso il prossimo.

Chiedere “come stai?” è diventato solo una formalità che presuppone esclusivamente  la risposta “bene” perché penso che alla fine a pochissimi interessi realmente come stiamo. La gente non ha tempo, l’attenzione è poca, l’ascolto è superficiale. Questo mi preoccupa e mi ferisce. Ho paura che in futuro saremo sempre più soli.

Qual la cosa più difficile dell’essere un artista in questo momento?

Ci vorrebbero almeno venti pagine per rispondere a questa domanda… ci sono un’infinità di cose difficili!
1. Di musica non si vive.
2. Di musica forse si vive se si partecipa a un talent. Ma anche se si partecipa a un talent non è detto che si riesca a rimanere a galla negli anni e a vivere di musica (credo che ci riescano in pochissimi).
3. Se non si partecipa a un talent bisogna avere i numeri (altissimi) sui social. Per avere i numeri sui social bisogna investire nei reel e creare un rapporto con il pubblico che prescinde dalla musica. Il risultato è che la musica passa in secondo piano o addirittura inosservata.
4. Niente è gratis. In pochi credono davvero in te e tutti cercano di spillarti soldi.
5. Se hai fortuna, un pezzo diventa virale, dura due settimane e poi tutti se lo dimenticano.
6. L’intelligenza artificiale in tre secondi genera melodia, arrangiamento, voce e testo. Per me è come un crimine a cui tutti stiamo assistendo e per il quale nessuno muove un dito. L’omicidio dell’arte in generale (è un argomento a cui sono particolarmente sensibile e che non posso affrontare adesso perché rischio di diventare pesante).
7. Procurarsi i live agli esordi è sempre più difficile.  Se non hai il pubblico sui social non puoi portare il pubblico nel locale, se non puoi portare il pubblico nel locale, il locale ti chiude le porte in faccia. Ma se non fai i live non hai il pubblico reale (che poi diventerà anche quello sui social), e quindi ci si ritrova incastrati in un circolo vizioso che non porta da nessuna parte.
Potrei continuare ancora per molto, ma non mi sembra il caso…
Però ci sono anche dei lati positivi. Siamo molto più liberi di produrre quello che vogliamo rispetto al passato. Programmiamo noi il nostro progetto, ci appartiene completamente. Prima dipendevamo tutti solo dal gusto dei produttori, adesso possiamo pubblicare da soli i nostri brani e siamo affidati al pubblico.

Leggiamo che le tue performance live sono un mix di musica e danza, quindi quando e dove potremmo vederti live prossimamente?

Io spero che potrete vedermi presto, sto lavorando a due tipi di show diversi perché non tutti i locali hanno lo spazio necessario per i ballerini, quindi, propongo anche uno spettacolo più soft con una versione acustica dei brani. Come dicevo prima, procurarsi i live all’inizio non è facile. Piano piano…

Pagina Instagram Onisco

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