Le note di quella canzone è il nuovo singolo di Paul Pedana, cantante, produttore e multistrumentista umbro che ha trovato fortuna all’estero cantando in inglese, ma che per questo singolo è tornato alla lingua madre. Lo abbiamo intervistato.

Ti puoi presentare per chi ancora non ti conosce? Chi è Paul Pedana?

Paul è un essere umano che vive nel pianeta terra e fa musica da quando è bambino. Trovate qualcosa di più qui:

Di solito canti in inglese ma con “Le note di quella canzone” hai scelto di tornare all’italiano. Ci spieghi perché? Sarà un episodio isolato o ci sarà un seguito?

Questo è un brano che rappresenta chiaramente la malinconia di un uomo che sta perdendo l’amore e si sta aggrappando con tutte le sue forze alla visione di un futuro molto sbiadito ma ancora possibile. E’ un brano molto autobiografico e volevo esprimermi nella mia lingua madre per poter cogliere nel modo più sincero tutte le sfumature che il testo racconta. 

Non saprei se ci sarà un seguito, perché no? A me piace tutta la musica e non credo che ci sia un solo modo di potersi esprimere.

Vuoi raccontarci un po’ delle ispirazioni alla base del tuo ultimo disco?

A Sole Existence Reflects Eternity è stato un vero e proprio travaglio, anche perché ho lavorato a questo disco durante uno dei periodi più difficili della mia vita. Sicuramente la mia tipica influenza malinconica ed esistenzialista si sente molto e ho cercato un attitudine molto BritPop / Alternative nel comporlo.

Le sonorità britanniche sono sempre state le mie preferite e questa volta ho voluto aggiungere anche qualcosa di più. Durante il mio tour americano sono stato ispirato molto dallo stile dei cantanti Rock/Folk come Bruce Springsteen, d’altronde lo ascolto da quando sono bambino e lo considero una pietra miliare assoluta.

Sei un italiano di successo all’estero: com’è Londra (anche in tempi di Brexit), dal punto di vista di un musicista italiano trapiantato lì?

Sicuramente ho un bel fan club ed è sempre bello vedere tanta gente ai miei concerti, però non parlerei proprio di successo, il mio è un successo  perché riesco a vivere di musica e questo per me vale molto.

Londra ha sempre dato tanto da centinaia di anni, se qualcuno ha un progetto o comunque un qualcosa di valore da far conoscere, è il posto giusto. C’è da dire che questa iniezione di paura del diverso che sta invadendo il mondo ha influito molto anche in una metropoli come Londra e a volte si respira aria di razzismo, come nel resto del mondo d’altronde. Per quanto riguarda l’essere un musicista italiano, dipende.

Si può vivere decentemente facendo il turnista ma se sei un artista indipendente che fa musica propria devi avere il tuo bel seguito per sopravvivere altrimenti devi sostenerti con un secondo lavoro all’inizio. Io ho avuto la fortuna di lavorare come produttore musicale per altri artisti e sono rimasto sempre nel mio settore.

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