Piro: per un po’ si può anche star fermi ad ammirare

Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con il cantautore romano Piro, che oggi 25 settembre pubblica Città d’oriente, l’ultimo capitolo prima della pubblicazione del suo album di debutto dal titolo Eroi del 2020, in uscita il 23 ottobre. Città D’Oriente è un brano di un romanticismo vintage, dalla melodia che, delicata, ti si infiltra sotto pelle e non ti lascia andare più, il modo migliore per concludere l’estate e conoscere Piro nel modo più intimo, eppure sfacciatamente pop. Ecco cosa ci ha raccontato.

Ciao Piro. Sappiamo che stai per pubblicare il tuo primo album. Quando ti sei accorto che era arrivato il momento di fare questo passo? C’è un momento preciso in cui ci si rende conto che il proprio disco è finalmente pronto?

Immagino sia una decisione abbastanza soggettiva. Ho guardato alle canzoni che avevo, a quali potevano essere adatte e se erano numericamente abbastanza per un album. Dopodiché le ho rimaneggiate. Qui è il momento in cui ti rendi conto che c’è l’idea completa e che lo farai. Ma per poter dire “pronto” ha dovuto prima essere prodotto, registrato, mixato e masterizzato. E in mezzo circa un anno sarà passato.

Di cosa parla Città d’Oriente? E in che modo possiamo considerarlo un brano autobiografico?

Città d’Oriente è tornare in un posto, veramente o solo col pensiero. Un posto dove si è stati in due, magari in vacanza. Il confronto tra quelle situazioni e la vita di coppia di tutti i giorni può far scaturire delle insicurezze. Infine speriamo che anche con l’aiuto dell’altro si risolvano le incomprensioni e andrà tutto bene. Autobiografico a tratti, ma nel complesso credo sia capitato un po’ a tutti vivere questo genere di situazioni.

A chi dice che forse c’è più musica che ascoltatori?

È indubbio che l’ascoltatore medio si sia standardizzato. Questo perché l’industria ha fatto in modo che avvenisse così, spesso con la scusa che fosse il pubblico a volerlo. Chi ascolta pop commerciale difficilmente esce fuori dalla proposta radiofonica. Chi ascolta indie si trova spesso a chiedersi se una cosa nuova sia indie o no, piuttosto che se gli piace o meno, quasi ignaro del fatto che si tratta comunque di pop, con stili ben diversi e spesso anche legato a distribuzioni major.

Quindi gli ascoltatori come numeri ci sarebbero ma non sono più stimolati a cercarsi diverse proposte, anche solo per il piacere di conoscere nuove cose. È un processo che si è sviluppato con i talent, ma il discorso si farebbe lungo. Negli anni ‘70 potevi ascoltare indistintamente Gianni Morandi, Claudio Lolli e i Rolling Stones. Oggi diversificare è soprattutto roba da musicisti e addetti ai lavori. Internet dava realmente spazio a tutti quando non era ancora saturo.
Qualunque tutorial oggi ti può insegnare a comporre su quattro accordi, ma da lì a far funzionare un progetto c’è un processo di scrematura in cui il fruitore è confuso dalla moltitudine e preferisce accendere la radio.

E adesso, cosa c’è nel futuro di Piro?

Be’ far uscire un album è già un bel traguardo, che per un po’ si può anche star fermi ad ammirare. Nella realtà sto per produrre altri pezzi, forse per un ep chissà. Intanto vorrei festeggiare il 27 ottobre a Le Mura con un concerto full band l’uscita dell’album.

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