Uscirà il 23 ottobre How to Erase a Plot, disco d’esordio per armaud, attualmente in trio e nato dal progetto solista di Paola Fecarotta al quale si sono affiancati Marco Bonini dei Mamavegas e Federico Leo.
Abbiamo già avuto modo di parlare di e con armaud, durante una piacevole intervista effettuata prima dell’estate, in cui raccontavano così il nuovo disco: “sono tutte “canzoni” nella forma e nella sostanza, ma ci saranno anche brani meno movimentati e più eterei, soluzioni leggermente più “avant” in alcuni casi, molta elettronica e non mancheranno anche episodi acustici”
Previsioni azzeccate e promesse mantenute all’interno di How to Erase a Plot, che ci cala in atmosfere lo-fi con grande delicatezza.
Armaud traccia per traccia
Battiti forti aprono il disco: sono quelli di Him, pronome maschile che introduce invece un disco dalle notevoli caratteristiche femminili. C’è qualcosa di minaccioso nei giri elettronici della canzone, che pure cerca di colorare con tinte tenui la prima stanza dell’album.
Più ritmata ma non meno soffice Patterns, che disegna i propri percorsi ondeggianti grazie a percussioni di una certa consistenza. C’è ritmo anche all’interno delle morbidezze della title track, How to Erase a Plot, che gioca con sinuosità e con la dolcezza della voce, con qualche retrogusto blueseggiante.
Spoiler imposta qualche tendenza più vivace grazie alla chitarra, anche se il mood non si stacca in modo esagerato da quello del resto del disco. BK si presenta più o meno allo stesso modo, ma come in altri casi la canzone passa dal quasi silenzio iniziale a sensazioni crescenti che piano piano arrivano a occupare tutto lo spazio a disposizione.
Ablaze si organizza su un pulsare costante, che nella seconda parte lascia spazio anche a qualche arabesco. Meno ordinate le percussioni di Common Prayer, con la voce che si distende morbida e la chitarra che interviene a offrire qualche soluzione differente. Lullaby rispetta il proprio titolo esprimendo grandi dosi di dolcezza attraverso un giro morbidissimo di chitarra.
Le vibrazioni di Song for lovers riportano a galla pulsioni trip hop e un panorama che è reso mutevole dai suoni che di volta in volta affiorano in superficie, compresa una chitarra improvvisamente potente e disperata. Si chiude con May, costellata di echi, chitarra acustica e malinconia.
Il disco ha suoni e ambizioni internazionali. Legittime, tra l’altro: benché sia molto quello che già lascia sentire, si esce dall’album con la sensazione che ci siano ancora molti segreti, storie e cassetti da aprire con buone sorprese nella musica degli armaud.