Recensione: Arturocontromano, “Pastis”

ArturocontromanoSi chiama Pastis il nuovo disco degli Arturocontromano: un incontro tra cantautorato, jazz manouche, ballate romantiche e motivi spensierati che strizzano l’occhio alla Torino di Buscaglione e dei Mau Mau. A distanza di cinque anni dal precedente Quello che ci resta, la formazione torinese ritorna col suo quarto lavoro discografico.

Arturocontromano traccia per traccia

Il disco si apre con due tracce piuttosto caratterizzanti: sia E la sera sia Fermo a Carnevale, con la collaborazione degli Eugenio in Via di Gioia, portano sonorità e atmosfere complessivamente allegre, l’uso piuttosto disinvolto e spensierato di strumenti e parole e una ventata di freschezza che non abbandonerà l’album.

Aria leggermente più densa ne Il Cassetto, che abbassa in modo non trascurabile luci e ritmi. Il senso del non senso al contrario torna a mostrare ritmi saltellanti e idee zingare, per parlare di questioni rilevanti, per esempio i non sempre brillantissimi rapporti sul confine israelo-palestinese.

La mia esplosione si accorda su un paesaggio da jazz club, mentre del jazz (o del jazzato) si conferma qualche stilla anche in Vorrei adesso, che però ha un’attitudine più vicina a quella della big band, ma con tastiere piuttosto acide.

Ci si avvicina al finale con Sospiro, il pezzo più melodico del disco, con i pianoforte e il sax che guidano lentamente sulla via delle relazioni spezzate. Ma il disco non si chiude su note malinconiche, tutt’altro: si canticchia e si balla sui ritmi di Dall’altra parte dell’Oceano.

Un Pastis piuttosto ricco e fruttato, quello degli Arturocontromano, ben suonato e piacevole, ricco di inventiva.

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