I Rite of Thalia sono una band di Symphonic Metal proveniente da Rieti. Il quintetto, guidato dalla voce di Chiara Petrelli, ha pubblicato il proprio debutto, l’album Discordia, con la partecipazione come special guest di Matthew Mills, chitarrista neoclassico statunitense che ha registrato un assolo per il brano Hostages of Tragedy. Il disco è “un viaggio nella mente bipolare di un assassino”. Abbiamo rivolto qualche domanda alla band.

Potete riassumere la vostra storia fin qui?

L’idea del progetto nasce nel 2012 da Riccardo e Chiara, la realizzazione di questo nel gennaio 2016 con la formazione dell’attuale line-up. Nell’arco di questo periodo abbiamo avuto la fortuna di incontrare persone a noi affini per gusti e attitudini, questo ci ha permesso di creare un album che ci rispecchiasse. A oggi è come se tutto fosse iniziato con Discordia.

Come avete affrontato le lavorazioni sul disco? Con quali umori e sensazioni? Come vi sentite ora dopo averlo pubblicato?

La lavorazione del disco è stato un processo impegnativo, l’abbiamo affrontato con molto entusiasmo, energia e un po’ di follia. Volevamo a tutti i costi che la nostra musica suonasse come l’avevamo immaginata e quando ci siamo trovati difronte alla realizzazione di questo e al primo missaggio l’emozione è stata indescrivibile. Pubblicarlo è stato come mettersi a nudo, a oggi possiamo ritenerci soddisfatti del presente e fortemente motivati per il futuro.

Quali sono state le difficoltà maggiori che avete incontrato nel realizzare il disco, se ci sono state?

Non abbiamo avuto grandi difficoltà nella realizzazione se non quello che normalmente affronta una band a una prima esperienza di questo genere.

Come nasce “Confession”?

Siamo contenti di questa domanda poiché ci consente di spiegare l’idea alla base del concept. Discordia è il viaggio nella mente di una persona affetta da bipolarismo, durante le 12 tracks abbiamo sviscerato la sua storia e raccontato le pene di un assassino che pur rendendosi conto di essere nel torto, non può fare a meno di uccidere.

Confession, come ci dice già il nome, è il momento in cui il nostro protagonista decide di parlare di sé alla vittima. Volevamo un pezzo d’impatto ma che non rinunciasse comunque all’aspetto melodico che è un punto cardine della nostra concezione musicale.

Potete raccontare la strumentazione principale che avete utilizzato per suonare in questo disco?

La strumentazione che è stata utilizzata è pressoché la stessa che utilizziamo nei live. Ognuno di noi voleva cercare di mantenere la propria sonorità e il proprio stile.

Potete descrivere i vostri concerti?

Sono momenti sempre molto intensi ed adrenalinici, noi non ci risparmiamo mai e cerchiamo sempre di portare sul palco noi stessi e la nostra musica al meglio.

Chi è o chi sono gli artisti indipendenti italiani che stimate di più in questo momento e perché?

Il nostro è un genere che guarda soprattutto all’estero quindi per nostra natura anche noi siamo spesso portati a orientarci verso bands ed artisti stranieri.

Tuttavia apprezziamo molto tutto il panorama dell’underground italiano, è ricco di musicisti di grande talento. Tra i celebri senza dubbio i Lacuna Coil, i Fleshgod Apolypse e i Rhapsody per la loro bravura e per il loro gusto musicale.

Potete indicare tre brani, italiani o stranieri, che vi hanno influenzato particolarmente?

Ci sono degli artisti a noi cari più di altri, tutta la loro musica ha influenzato le nostre scelte, i nostri gusti ed il nostro percorso musicale in genere. Se dovessimo pensare a tre brani in particolare questi sarebbero: Ghost Love Score dei Nightwish, Feint degli Epica e Finally Free dei Dream Theater.

Rite of Thalia traccia per traccia

rite of thaliaDopo l’introduttiva, cupa e melodica Fragment, si parte con le note di Sacrificium, che dopo il cantato (con controcanto) introduttivo a cappella fa scattare l’aggressione delle chitarre, poi stemperata dagli arpeggi orchestrali.

La formula che la band propone è basata sul contrasto tra voci angeliche e durezza delle sonorità. Il discorso è molto evidente anche in Confession, in cui la voce assume accenti quasi lirici.

Più morbida la title track Discordia, modulata intorno a ritmi di rock melodico. Archi e batteria preparano il terreno per Twin Enemies, completata da vocalizzi e da un’atmosfera drammatica.

C’è il pianoforte nell’apertura di Shades, breve intermezzo melodico prima di una ben più martellante Tales of Sudden Fate. Si torna all’estrema dolcezza con la già citata Hostages of Tragedy, che apre con voce e piano prima di lasciare spazio alla chitarra di Matthew Mills.

Voce di nuovo in primo piano per Looking in the Mirror, con il pianoforte e gli archi ad accompagnare con moderazione. Drumming quasi tribale nell’apertura di I Promised, che acquista fluidità lungo il percorso.

Black Orchid poi inserisce note di inquietudine nel tracciato. Si chiude con All That Remains, altro assaggio di dolcezza e di pianoforte, con il brano che spiega le proprie ali progressivamente.

Un progetto accurato e piuttosto potente, quello dei Rite of Thalia, che sicuramente appagherà gli appassionati del genere, soprattutto dal vivo.

Se ti piacciono i Rite of Thalia assaggia anche: The Dark Side of Venus

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