Roberto Montisano: è più una questione di istinto che di calcolo

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Roberto Montisano torna a farsi ascoltare con Non fa Niente, singolo che anticipa il suo ep di debutto Respirare la Polvere, previsto per l’inizio del 2026. Tra chitarre indie‑rock, synth dream‑pop e malinconie sospese, Montisano esplora la sottile linea tra emozione personale e esperienza universale. In questa intervista racconta come la sua musica nasca dall’istinto, influenzata dalla sua formazione in architettura e dalla quotidianità, e di come Non fa Niente rappresenti un piccolo ma significativo tassello nel percorso che lo porterà a un lavoro intimo e minimale.

Molti riconoscono nella tua musica un mix tra chitarre indie‑rock, synth dream‑pop e malinconie sospese — come fai a bilanciare queste influenze per creare l’identità sonora che senti tua?

Onestamente, non so mai davvero come faccio a bilanciare tutte quelle influenze — è più una questione di istinto che di calcolo. Di solito parto da un suono che mi accende qualcosa e poi lascio che gli altri si accodino. Non cerco l’equilibrio perfetto, cerco piuttosto quel punto in cui tutto smette di sembrare studiato e diventa naturale. Lavorare con Claudio Tavares, uno dei grandi produttori portoghesi, è stato perfetto per questa ricerca.

Nel tuo percorso hai studiato architettura: in che modo questa formazione influenza il modo in cui strutturi una canzone come Non fa Niente?

In Non fa Niente non ci sono riferimenti espliciti alla mia formazione in architettura; nessuna pianta, nessuna sezione, niente cemento armato. Però un metodo, quello sì: l’idea che un progetto vada immaginato come un concept più largo, con un suo equilibrio interno. Questo approccio torna utile quando passo da un linguaggio all’altro.

Non fa Niente parla di perdita, dolore taciuto, resistenza emotiva — quanto c’è di autobiografico nel brano, e quando invece cerchi di rendere le emozioni universali?

Il brano nasce dal tentativo di capire cosa resta intorno al rancore e alle parole mai dette, con una buona dose di autobiografia che però preferisco lasciare sfocata. C’è una verità personale lì dentro, ma non la racconto nei dettagli: sta bene nel buio. Quello che mi interessa davvero è renderla riconoscibile, perché spero arrivi alle persone che hanno vissuto qualcosa di simile. In fondo, il dolore è personale… ma non poi così unico.

La tua musica riflette spesso gesti quotidiani, lavoro alienante, nostalgia — quanto è importante per te che la canzone resti ancorata al quotidiano piuttosto che puntare a tematiche più ampie?

Il quotidiano per me è una bussola: è ciò che ci accomuna, il terreno condiviso da cui partono tutte le emozioni che racconto. Lavoro alienante, nostalgia, piccoli gesti—sono i temi che sento più vicini, quelli che mi parlano senza fare rumore. Ma non escludo di allargare lo sguardo: magari qualcosa su una solitudine più ampia sta per arrivare.

Pagina Instagram Roberto Montisano

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