I padovani Rosàrio si ripresentano all’appuntamento: And the storm surges è il secondo album del quintetto veneto in uscita oggi per una cordata di etichette indipendenti, tra le migliori in ambito psych/stoner: DIO)) DRONE, IN THE BOTTLE RECORDS, ELECTRIC VALLEY, RED SOUND REC, BRIGANTE REC e TAXI DRIVER.
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Rosàrio traccia per traccia
Aprono non proprio tranquilli, i Rosàrio: la prima traccia è anche il singolo, To Peak & Pine, violenta sarabanda stoner che tira l’ascoltatore prendendolo per il bavero e scaraventandolo in mezzo al disco. La situazione non si tranquillizza affatto con drabbuhkuF, che segue con energia e impatto, nonché influenze metal sparse per tutto il corpo del pezzo. Il finale è tempestoso.
Vessel of the Withering abbassa i toni all’inizio, ma presto il martello torna a calare, generando un clima di attesa e quasi di timore. Il drumming rafforza le sensazioni, la voce strappa un po’, in un crescendo continuo. Livor rallenta i ritmi ma mantiene alti i toni, in un cammino epico e altisonante.
Radiance apre in modo minimal, quasi soltanto chitarra e voce, costruendo piano piano sonorità sempre più avvolgenti. Il pezzo sembra passare in rassegna possibili destinazioni, tra cui quella della psichedelia e quella del post grunge, prima di imboccare un discorso molto più heavy, con il drumming che sale nettamente di colpi.
I Am the Morass si costruisce quasi al contrario, con la parte veloce all’inizio e un progressivo rallentamento che sfocia ancora in qualche territorio non lontano dalla psichedelia, in particolare per opera di una chitarra sognante. Canemacchina apre con un cane che abbaia in macchina (delle volte, le coincidenze) e prosegue con altri temporali di drumming, appoggiati dalla chitarra.
Dawn of Men apre in acustico, quasi zeppeliniana, con un tessuto di chitarra fitto e continuo. Monolith riprende dove Dawn of Men aveva lasciato, con velocità alte e atteggiamento aggressivo. …And the Jupiter chiude con il punto esclamativo il disco, mettendo insieme un brano marmoreo.
Lavoro vario e consistente, quello dei Rosàrio, che non interpretano i limiti di genere come muri invalicabili ma come stimoli per guardare oltre. Il risultato è un disco molto plastico e piuttosto significativo, vario nelle sonorità e ispirato.
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