Il duo toscano Trauma Forward ha appena firmato il proprio esordio con Scars, un disco strumentale con svariate pennellate di inquietudine (qui la nostra recensione). Li abbiamo intervistati: risponde alle nostre domande Jacopo Bucciantini, che forma il duo insieme a Davide Lucioli.
Mi potete raccontare la vostra storia fin qui?
I Trauma Forward nascono circa un anno fa, nel 2013, dopo che io e Davide abbiamo deciso di intraprendere un percorso musicale insieme, che riuscisse a comunicare attraverso le note, le emozioni che ogni giorno, magari senza accorgercene, proviamo, ma che le parole non sono in grado di descrivere.
Tutto il lavoro svolto fino a ora infatti si riassume nello studio delle atmosfere sonore, rispetto alle sensazioni che esse sono in grado di risvegliare, e da qui la composizione del brano, strutturata in una prima fase di assemblaggio delle note, in una seconda fase di armonizzazione e in una terza fase di incisione in studio.
Abbiamo alle spalle una storia piuttosto lineare dal punto di vista fisico per così dire, ma piuttosto movimentata rispetto alla nostra dimensione creativa.
Nel disco si mescolano elettronica e strumenti analogici: quali sono le vostre “basi” dal punto di vista strumentistico e da dove, fisicamente, iniziate a comporre i vostri brani?
Davide è un chitarrista che attraverso lo studio dello strumento si è dedicato alla composizione musicale, io invece trovo le mie basi musicali nella batteria, fatto sta che sono il batterista di più band, ma da studi precedenti le percussioni, ho appreso nozioni di chitarra, di basso e di solfeggio, per le quali potrei essere definito polistrumentista.
Ad ogni modo, la creazione di un brano dei Trauma Forward per quanto riguarda me, parte sempre sulla carta, più precisamente sul pentagramma, e di lì si sposta sullo schermo del computer da dove inizio ad armonizzarlo per ottenere una partitura completa; Davide invece ha un differente modus operandi: difatti egli trova le note del brano sulla tastiera della sua chitarra, per poi ricostruire la composizione digitalmente, mediante l’uso di alcuni software.
Successivamente in studio tendiamo a usare samples midi per gli strumenti elettronici, mentre suoniamo realmente gli strumenti analogici come la batteria e la chitarra, e ovviamente usiamo la nostra voce per le parti parlate o cantante!
Sembra di capire che ci siano ispirazioni del tutto differenti alla base dei pezzi del disco: la canzone “Scars” è metal quanto “Waiting’s Four Seasons” è quasi pop. Perché avete deciso di accostare stili tanto differenti all’interno del disco?
Da che mondo è mondo sono nati tantissimi musicisti che hanno sentito propria una particolare corrente o un particolare stile, e ogni loro opera ha calcato le regole di quella linea di concezione.
Tuttavia a nostro avviso, all’interno della mente umana, si accavallano costantemente sentimenti diversi e persino contrastanti, per questo abbiamo avuto la necessità di accostare idee di musica così differenti all’interno di una stessa raccolta, senza contare il fatto che sia io che Davide ascoltiamo praticamente qualunque tipo di musica, eccetto quella fine a se stessa.
Il fatto è che non bastano solo le note nude e crude a rievocare le atmosfere che ricerchiamo, servono anche suoni di strumenti diversi, e da qui la così netta discordanza stilistica tra una traccia e l’altra: una stessa concatenazione di note piuttosto veloce ed energetica, se eseguita con strumenti classici potrebbe sembrare un’ouverture, se eseguita con strumenti acustici potrebbe risultare un brano rock o metal, e probabilmente la prima esecuzione comunicherebbe al fruitore concetti diversi rispetto alla seconda.
Avete già qualche esperienza dal vivo? Come avete affrontato o come pensate di affrontare questa dimensione?
Personalmente posso affermare di avere un discreto bagaglio di esperienze dal vivo: solo con uno dei miei progetti ho suonato in oltre cento diverse date, alcune in apertura di artisti di fama internazionale o addirittura mondiale e altre in veri e propri tour.
Mentre con diverse band ancora ho potuto esibirmi in contesti differenti, ampliando comunque i dati da inserire nel curriculum; Davide invece ha sperimentato in modo maggiore la realtà dello studio di incisione e di esibizione live di musica elettronica.
Comunque sia dando vita a questo progetto in particolare, sia io che Davide abbiamo sentito la necessità di dedicarci più tempo possibile allo studio della musica e alla ricerca del suono ed è per questo che non abbiamo ancora iniziato a suonare dal vivo.
Tuttavia essendo adesso pronto l’album, abbiamo messo in piedi due formazioni che ci consentiranno di iniziare a esibirci davanti a un pubblico: la prima formazione altri non siamo che io e Davide con postazione elettro-acustica che vede l’utilizzo di launchpad, computer, tastiere, pad e un’ampia effettistica.
L’altra formazione invece sarà utile per eventuali concerti in palchi più grandi della norma, in quanto si tratta di una big band formata da svariati musicisti, oltre noi due, che sarà in grado di riprodurre acusticamente ogni singolo di “Scars”.