Come luce, prodotto da Raffaele Abbate per la OrangeHomeRecords e distribuito da Believe Music Italia, è il nuovo album di Sue. Dopo il primo lavoro in studio, la cantautrice rhodense co-fondatrice dei progetti di musica d’autrice Cant-Autrici, Fiori di Loto e Dinamica Contest, torna con un nuovo disco che rappresenta il punto di svolta artistico e personale, la narrazione di una maturità raggiunta grazie a un proprio spazio sonoro in cui la luce diventa protagonista assoluta, simbolo di verità, energia e rinascita.
Preceduto dai singoli Nutre e Io ti odio, Come Luce si fa portavoce in ogni sua traccia di un frammento di vita che trova nella musica la sua forma più autentica e necessaria. Luce, come quel lampo che ci travolge ma che ci dà la giusta chiave di lettura per aprire le porte della conoscenza della nostra vita.
“Tra gli elementi naturali è sicuramente quello che sento molto vicino perché, da sempre, per me rappresenta il calore, l’energia e la vita”, afferma Sue. Un concetto che si traduce in un disco intimo e ancestrale al tempo stesso, dove la cantautrice si espone senza filtri sotto un raggio che illumina e rivela, dando voce a memorie, esperienze e storie vissute o osservate da vicino.
Sue traccia per traccia
Con la sua voce morbida e in qualche modo dal fascino antico, Sue apre il disco recitando le parole del titolo del disco, in un brano che in realtà si chiama Nutre. Tra echi e qualche influenza folk, il brano si snoda con una certa vivacità, con le malinconie che rimangono sullo sfondo.
Ecco poi Io ti odio, con la chitarra di Sara Velardo e con un impeto sentimentale che si racconta su immagini quotidiane e vicine a tutti. Il sound si snoda mentre le contraddizioni della vita di coppia si raccontano, per dare forza a un’emozione morbida ma potente.
Non è tempo parte rallentando e parlando di ansia, per poi ripartire a passo di carica, con una certa qual ironia, alternando i due mood per tutta la canzone. Ancora morbida ma anche in questo caso a fasi alterne è Vertigine, che racconta la paura di volare, metaforica e reale, intrisa di sensazioni folk, in un dialogo con LAF.
Si parla ancora di ansia, ma da un punto di vista decisamente diverso, in Non ti volevo fare male: raccogliendo spunti dal suo lavoro come educatrice, Sue apre squarci su vite difficili, in un brano che avvolge e trasporta.
Con Ricetta si rimane sul morbido, per raccontare, utilizzando metafore di cucina, impastando cibo e vecchi ricordi. Legami famigliari e curiose abitudini si intrecciano in Il padre di mia madre: la difficoltà a dire “no” è narrata in maniera spiritosa e vivace, facendo i conti con la negazione e gli eccessi di disponibilità con un po’ di ironia.
Altre storie di famiglia meno ironiche quelle radunate in Capita anche a te, che mette in evidenza il lato melodico e un senso di smarrimento. Una storia di resistenza è quella che transita da Il re della festa, con The Rootical Foundation e con un tocco reggae che sposta suoni e concetti.
Sono semplici le storie che Sue racconta, per lo più da sempre: canzoni dalla faccia pulita, che raccontano idee sincere mettendosi sullo stesso piano di chi ascolta. Ma conoscendo la ragazza (e la conosciamo discretamente da queste parti) non si possono ignorare anche tutti i passi avanti che ha fatto, dal punto di vista della scrittura e della qualità complessiva.
Non è semplice scrivere semplice: si rischia di essere banali e ripetitivi, come minimo. Invece qui si concentra un lavoro portato avanti per anni alla ricerca ogni volta della formula migliore, che però risulta anche la più adatta alla cantautrice lombarda. Con risultati intensi e molto convincenti.
Genere musicale: cantautrice
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