E’ uscito da pochi giorni Tripalium, il secondo e nuovo disco dei francesi Grand Detour, già protagonisti della scena math rock europea e attesi il prossimo 23 maggio da una data al Rude Club di Savona.
Il brano di apertura è Demi-chaine, che più che al math-rock sembra rifarsi all’hard rock, o anche al metal di qualche decennio fa, con schitarrate furibonde iniziali; ma il panorama si ammorbidisce un po’ lungo il percorso.
Più meditati i toni che assume Trabajo y Arrebato, che comunque con il fluire del brano non rinuncia ad alzare il volume, mettendo in mostra un drumming competente. Il finale è tempestoso.
Ci si riprende dalla tempesta con Revolte en solde, liquida e sfuggente, con ritmi alti e modalità variabili lungo la strada. Note oscure e cupe sono il tratto distintivo di Les deux pieds dans la vie, che nel finale e in sottofondo lascia qualche spazio alle chitarre.
L’entre deux mers inizia con arpeggi di chitarra (di quelli che possono far tornare alla mente certi recenti Radiohead), subito doppiati da altre costruzioni a sei corde più articolate.
Arbeit und Rhythmus propone sonorità piuttosto esplosive, con cavalcate elettriche molto coinvolgenti. E dopo il breve intermezzo di Hayekeynes, si passa a toni dapprima molto moderati e poi molto concitati con En bon père de familie.
La concitazione si trasferisce alla traccia finale, La pénibilité et la crasse, che lascia un notevole spazio alle trame disegnate dal basso e offre uno spaccato significativo delle capacità strumentali del gruppo.
La band si conferma capace di grande versatilità senza peccare di coerenza e fornisce uno spaccato molto interessante della propria personalità. Vale la pena di vederli dal vivo per osservare se confermano quanto di buono promesso da questo disco.
