Veka: so di essere una persona che in amore non si risparmia

“Prigione” è il nuovo singolo di Veka in collaborazione con il producer Giuseppe Scrima. Le abbiamo rivolto qualche domanda.

Il 26 settembre è uscito Prigione, il tuo nuovo singolo. Come stai vivendo questo momento e quali sono le prime reazioni che hai ricevuto?

È un momento molto felice e soprattutto pieno d’amore, sia da parte mia verso il pezzo sia da parte delle persone che finora l’hanno ascoltato. I primi riscontri sono stati molto positivi, mi sono arrivati video di persone che lo ascoltano in macchina, o che canticchiano il ritornello e questo per me è davvero gratificante.

Com’è nato questo brano? È arrivato prima il testo, la musica o un’emozione particolare che ti ha ispirata?

Il brano è nato in studio, diversamente da come di solito scrivo, da una linea di basso. C’è stato qualcosa che è scattato a un certo punto e mi ha fatto capire di cosa dovevo parlare. Traggo sempre l’ispirazione ovviamente da cose che mi riguardano, delle volte andandole a romanzare o a stravolgere totalmente ma in questo caso so di essere una persona che in amore non si risparmia e mi sono schiettamente chiesta: “Qual è la cosa più folle che faresti per amore?”. E da lì sono andata a estremizzare qualsiasi cosa mi venisse in mente, fino a chiudermi in una “Prigione romantica”.

Mi ha colpito molto l’espressione “ergastolo mentale”: puoi raccontarci cosa rappresenta per te questa frase

L’espressione “ergastolo mentale” è nata proprio dall’estremizzazione di un sentimento talmente forte da “condannarti” a vita. Quando l’ho scritta pensavo ai primi passi di una relazione, quando non fai altro che pensare a quella persona e cerchi in tutti i modi di evitare di farlo ma non ci riesci. Un po’ come se quella sorta di amore ti “condannasse” a non pensare ad altro.

Dopo però mi sono resa conto che andando avanti nella relazione quella bolla prende altre forme, diventando anche una semplice preoccupazione per l’altro ma anche un dover accettare i difetti che vengono a galla e se prima questa condanna era conseguenza di un sentimento indomabile, nel tempo diventa una scelta che si compie tutti i giorni.

In che modo la collaborazione con Giuseppe Scrima influenza il tuo modo di scrivere e produrre musica

Scrivere è un’arte e come tutte le arti risente di qualsiasi agente esterno. Entrambi notiamo quanto ci influenziamo a vicenda. La mia scrittura è cambiata molto da quando abbiamo iniziato a collaborare e ne sono molto felice. Quando lavoriamo a un pezzo di cui magari io ho già scritto melodia e armonia, nella mia mente già ho un’idea di come vorrei che suonasse ma Giuseppe ha sempre una visione tutta sua che magari per me era impensabile ma che apre tante piccole porticine nella mia creatività.

Oppure quando iniziamo un pezzo insieme, come anche Prigione, e iniziamo a buttare qualche idea, è ovvio che ci sia uno scambio continuo, pacifico ma anche molto schietto e contrastante, da cui però riusciamo a tirare fuori quello che effettivamente sentiamo il pezzo richieda.

Delle volte proviamo a scrivere dei pezzi anche soltanto per esercizio dove magari la richiesta è: scriviamo un pezzo su ecc ecc, oppure partiamo da una linea di… e da queste piccole richieste si aprono enormi possibilità.
C’è un’intesa particolare di cui ormai non riesco a fare a meno quando devo scrivere.

Hai qualche artista o riferimento musicale che ti ha ispirata per questo progetto?

Artisti di riferimento tantissimi. Io e Giuseppe abbiamo un’intera playlist con i generi più disparati per avere vari tipi di reference a partire dal sound ma passando anche per la penna. Da artisti pop, r’n’b internazionali e italiani del momento ma anche artisti emergenti, e musica strumentale. C’è sempre qualcosa che mi cattura e che magari può essere d’ispirazione per quello che scrivo e scriverò in futuro.

Scrivi ancora al pianoforte, come facevi da ragazzina, oppure oggi hai cambiato metodo?

Scrivo ancora con il pianoforte ma per necessità emotiva, è il mio migliore amico ed è l’unico che mi riesce a far ragionare davvero. Ma mentre prima era l’unico posto in cui riuscivo a trovare idee, adesso mi succede ovunque. Alea Iacta est, l’ultimo singolo prima di Prigione, per esempio è nata in macchina in un viaggio da Latina a Frosinone, ma mi succede anche sotto la doccia, per strada mentre cammino, praticamente ovunque. Eppure da qualche anno ho scoperto la magia dello scrivere in studio, che è diventato un altro dei luoghi per me sacri musicalmente parlando.

Se dovessi descrivere il brano con un colore o un’immagine visiva, quale sarebbe?

Lo descriverei con un giallo molto tendente all’arancione, forse l’alba mi condiziona.

Dopo Prigione, cosa dobbiamo aspettarci? Stai già lavorando a nuovi brani o magari a un progetto più ampio, come un ep o un album?

Dopo Prigione uscirà sicuramente un altro singolo che non vedo l’ora di farvi ascoltare, e la vedo come una sorta di chiusura di un’era per Veka. È l’ultimo dei brani che ho scritto già da qualche anno e al momento sto scrivendo nuova musica ma sento che ha qualcosa di diverso. Sento di essere cambiata e ovviamente anche la mia musica ne risente. Quindi chissà, potrebbe uscire un ep o un album, chissà….

Pagina Instagram Veka

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