Schegge è il quarto album di Giorgio Poi, in uscita in cd, vinile e su tutte le piattaforme musicali per Bomba Dischi/Sony Music. E’ probabilmente tempo di consacrazione anche per il cantautore di Novara, che inizia meritatamente a calcare i palchi più prestigiosi dopo anni di seconde file.
L’album è accompagnato dal video del singolo Les jeux sont faits, diretto da Gaspard Millet: un viaggio tra le strade di Parigi che restituisce una narrazione sospesa di un luogo o di un amore esploso troppo in fretta.
Nato da una fase di trasformazione profonda, Schegge raccoglie scintille di vita e sentimenti in collisione traducendoli in un suono stratificato e in una narrazione poetica e visionaria.
Giorgio Poi traccia per traccia
Ad aprire il disco sono i giochi di gambe, che abbozza ritmi quasi reggae per allineare immagini per lo più estive e un po’ interrogative. Il nuoto come metafora è al centro di nelle tue piscine, che risponde in modo proprio alla definizione di cantautorato pop: “Si può morire senza morire e vivere senza vivere” è affermazione pregna, ma l’umore del brano non è drammatico, anzi c’è una certa leggerezza di fondo.
Con quel passo da Andrea Laszlo, ecco poi uomini contro insetti, già nota come singolo: le opposizioni sono stridenti ma anche qui l’incedere è morbido, con alcune affermazioni apodittiche che rimangono lì come sospese (“I figli di primo letto odiano il Natale/forse è normale”). Giorgio non spiega, ma illustra realtà che colpiscono e svaniscono in fretta.
Alla ricerca di alibi, ecco poi non c’è vita sopra i 3000 kelvin, che segue la propria linea di synth mentre il drumming si scompone. Il risultato è una canzone ampia, che si allarga sempre di più, come se volesse arrivare a essere una colonna sonora, di un film anni ’70 oppure di una vita.
Les jeux son faits si articola su un percorso tranquillo, con la voce che va su e giù per raccontare storie “piccole, piccole”: il flirt con l’abisso è pericoloso, infatti le scelte che si fanno sono più defilate.
Dopo l’intermezzo/title track Schegge, ecco poi tutta la terra finisce in mare, un altro racconto di una fine: un racconto di altezze, dai pinnacoli agli altipiani e sempre più su, a voler osservare il mondo “con la testa fra le nuvole” per un panorama molto sognante ma non troppo ottimista.
C’è una certa malinconia e qualche dolore in movimento su un aggettivo, un verbo, una parola, che giustifica qualche pensiero che va verso la scrittura di Dalla, anche se con suoni e contesti molto differenti.
Questioni di mari da navigare con delle barche e i transatlantici, che si apre parlando di Cristoforo Colombo che maledice il mondo: un desiderio di sonno e di scoperta. Le idee fantasiose del cantautore prendono forma in un brano di chiusura morbido e ancora sognante.
La scrittura di Giorgio Poi è particolare e in qualche modo unica: anche se paragoni illustri ogni tanto lo avvicinano a questo o quel cantautore “nobile”, è oggettivo che da tempo segua una linea che è tutta propria. Una via di mezzo tra malinconia e allegria, un posto dove nascondere le proprie fantasie mettendole bene in vista.
Il nuovo album amplia, sottolinea, perfeziona i concetti e rende le sonorità più ricercate e più levigate, ma non ci racconta novità sconvolgenti sul cantautore. Sapevamo già che è una delle penne più sensibili e intelligenti tra quelle in circolazione nell’indie (o nel post indie, come a breve inizieremo a chiamarlo) e che è ora che faccia qualche passo in avanti fino al proscenio, se ne ha voglia.
Genere musicale: cantautore, itpop
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