Sono ombre in movimento, ombre di anime che si stagliano contro il nero della scenografia, e che strappano pezzi della tua per farle danzare insieme, sulla musica, sulle emozioni, sulle macerie delle nostre piccole esistenze.
Quello che Diodato porta in scena non è un semplice concerto, è uno spettacolo teatrale, una performance artistica che stupisce chi per la prima volta ci si trova al cospetto, come avvenuto a chi scrive nella serata genovese del suo tour, targata Altraonda Festival.
Il palco è sempre quello dell’Arena del Mare del Porto Antico, che per l’occasione si è tinto di nero e ha lasciato a una sapiente illuminazione il compito di regalare effetti visivi preziosi per la buona riuscita dello spettacolo. A fare il resto è lo stesso artista, una delle voci più particolari della scena del pop cantautorale nostrano, la sua eleganza nei movimenti, la sua emozione visibile e condivisibile.
In scena con lui ci sono musicisti navigati ed esperti, a cominciare da Rodrigo D’Erasmo, musicale in ogni gesto, in ogni cambio strumento. Insieme a loro Lorenzo Di Blasi a pianoforte e tastiere, Andrea Bianchi di Castelbianco a chitarre e cori, Gabriele Lazzaretti al basso e Alessandro Commisso a batteria e percussioni. Tutti vestiti di nero, eleganti ma non ingessati, pronti a servire lo show, ognuno con la propria arte.
“La musica serve anche a trasformare la rabbia in energia, un’energia che crea un movimento e che diventa un ponte verso qualcun altro” ha sottolineato Diodato in uno dei brevi passaggi in cui ha dialogato con il pubblico, ponendo l’accento sulla necessità di fare ognuno la propria parte e di far sentire la propria voce.
In scaletta, infatti, oltre ai brani che hanno segnato il percorso dell’artista tarantino come Babilonia, Mi si scioglie la bocca e Adesso, fino ad arrivare alla vincitrice di Sanremo 2020 Fai rumore, c’è un brano pubblicato lo scorso 25 aprile che merita attenzione. Si intitola Non ci credo più, ed è l’urlo di chi ha capito che non si può restare fermi a guardare.
Non mancano due cover: Cucurrucucú paloma del cantautore messicano Tomás Méndez, e Amore che vieni, amore che vai di Fabrizio De André. Lo spettacolo scorre, fino all’exploit finale con il pubblico in piedi che intona Vita Meravigliosa, un buon augurio prima di far rientro a casa, consapevoli di aver celebrato un momento prezioso in una serata di luglio che ha saputo vestirsi di magia.
In apertura, due cantautrici genovesi di grande talento, seppur dagli stili differenti. La prima è Irene Buselli, vincitrice del Premio Bindi 2023 e una delle cinque artiste del collettivo Canta fino a Dieci (insieme a lei Anna Castiglia, Cheriach Re, Francamente e Rossana de Pace), che ha proposto alcuni dei suoi brani più famosi, tra cui Il palombaro e Così sottile, eseguiti in versione acustica.
Dopo di lei Irene Manca, accompagnata sul palco da Lorenzo Maresca e Giada Bassani, che ha proposto alcuni brani del suo progetto solista, caratterizzato da un’anima folk e da sfumature rock che ben si sposano con la sua voce potente.
La scaletta del concerto di Diodato a Genova
Un’altra estate
Adesso
Mi si scioglie la bocca
Alveari
Così speciale
La mia terra
Ormai non c’eri che tu
Un atto di rivoluzione
Ma che vuoi
Patologia
Babilonia
Occhiali da sole
Cucurrucucú paloma
Non ci credo più
Di questa felicità
Molto amore
Fino a farci scomparire
Fai rumore
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Amore che vieni, amore che vai (acustica)
Ti muovi
Vita Meravigliosa
Le foto della serata sono di Daniele Modaffari



























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