Giorgio Poi, Coca Puma, Auroro Borealo @Genova Urban Music Marathon: il report

giorgio poi

Ridere, ballare, emozionarsi fino a sentir scendere una lacrimuccia, cantare, scoprire nuovi talenti: la prima edizione di GUMM, Genova Urban Music Marathon, organizzata da Aluha Eventi è stata tutto questo, e anche qualcosa in più. Due serate diventate, necessariamente e rispettosamente, una soltanto per aderire allo sciopero generale indetto per venerdì a sostegno della popolazione palestinese e dell’impresa della Global Sumud Flottilla, sono andate in scena sabato 4 ottobre al Teatro Modena di Genova Sampierdarena

Nella prima parte dell’evento, otto artisti e band si sono esibiti dal vivo per permettere alla giuria e al pubblico di decretare i vincitori dei premi in palio: la registrazione di un ep, la possibilità di esibirsi in nuovi live e varie opportunità di visibilità offerte da Rockit e Stagione Nuova Podcast.

Ed è così che sul palco si sono alternati progetti diversi per stile e sonorità, ma uniti dalla stessa grinta e passione. C’è Lluvia, eterea e magnetica, capace di incantare con una voce potente e al tempo stesso fragile, che emoziona attraverso la propria stessa emozione. C’è Niro, genovese d’adozione ma piemontese di origine, che con la sua chitarra ha portato sul palco frammenti di un vissuto in cui molti possono riconoscersi. C’è Simone Famiglietti, dalla vocalità impressionante e dal talento raffinato, capace di fondere tecnica e intensità. C’è Matteo Salzano, portavoce di un cantautorato timidamente coraggioso, delicato ma incisivo. C’è Amsi, più irriverente e diretto, che guarda al mondo urban senza rinunciare a una forte identità personale. C’è Bartimeus Jonah, che reinterpreta la chitarra in modo del tutto originale, intrecciando voce ed elettronica in un equilibrio sorprendente. Ci sono i Safari Garage, band “a km 0” arrivata proprio da Sampierdarena, che hanno raccontato in chiave rock la storia di Federico Aldrovandi. E infine ci sono gli Spaghetti Spezzati, che hanno chiuso il contest con un’esibizione travolgente e piena di energia. 

A decidere le sorti della gara una giuria composta da Auroro Borealo, Teo Filippo Cremonini, Nicola Sannino, Andrea Caravaggio, Luca Pietronave e Valentina Risaliti, oltre al pubblico in sala, che ha avuto la possibilità di esprimere la propria preferenza. 

Finita la gara, in attesa del verdetto, sono iniziati i concerti. Dismessi i panni da giurato, è proprio Auroro Borealo a prendere in mano le redini dello spettacolo, con il suo inconfondibile approccio dissacrante, divertente e assolutamente lucido. Una scaletta in cui i brani si susseguono legati uno all’altro da battute e provocazioni, da osservazioni sul tempo presente a quelle legate al tempo che passa su ognuno di noi. E gli inviti, non troppo velati, a ballare insieme, a fare casino, a tenere gli occhi aperti e al non accettare compromessi: Auroro è stato uno tra i primi artisti a cancellare la propria musica dall’archivio di Spotify quando ha capito che la piattaforma finanziava progetti militari. “Per sostenere gli artisti, comprate i vinili, andate ai concerti” è l’invito rivolto al pubblico, che non ha mai smesso di sorridere e di applaudire brano dopo brano, riflessione dopo riflessione, stage diving dopo stage diving. In scaletta, in quella che ha rappresentato l’ultima data live del suo lungo tour, ci sono pilastri del repertorio, da Gli occhi del mio ex a Brutto dappertutto, da Sessone a Cologno Nord fino all’immancabile chiusura con Trentenni pelati

Un rapido cambio palco e arriva il momento di Coca Puma, con il suo raffinato cantautorato elettronico. I toni si fanno più distesi, l’atmosfera si avvolge di suoni morbidi e ipnotici, lasciando emergere tutto il talento dell’artista nel costruire loop con precisione e nel far vibrare una voce insieme delicata e sofisticata. Un velo di mistero continua ad avvolgere la sua figura: il cappello calato sugli occhi è ormai parte del suo linguaggio espressivo, così come la costante ricerca di nuove sperimentazioni sonore. In scaletta pochi brani, ma intensi, tra cui Porta Pia, che ha segnato il suo debutto ufficiale come solista. Con eleganza e misura, Coca Puma ha saputo trasformare il teatro in un piccolo universo sospeso, preparando il terreno all’arrivo dell’ultimo, attesissimo ospite della serata: Giorgio Poi.

Un’attesa lunga, ma pienamente ripagata: il cantautore romano mancava da Genova da prima della pandemia, e il suo pubblico non vedeva l’ora di riabbracciarlo. Con il suo timbro unico e la consueta delicatezza, accompagnato al pianoforte da Gianluca Massetti, Giorgio ha aperto la serata con I pomeriggi, brano tratto dall’album Gommapiuma, per poi attraversare, con la consueta ironia e malinconia, gli ultimi anni di canzoni, amori, grovigli di pensieri e spese al supermercato fatte da soli. Tutto raccontato con grazia, eleganza e una timidezza disarmante, capace di trasformare anche la quotidianità più semplice in pura emozione, illuminata dalla luce giusta e da un’angolazione inaspettata. Nella seconda parte del concerto, tra qualche lacrima e cori a squarciagola, si sono alternate Rococò, La musica italiana, Stella, Supermercato, Tubature e Vinavyl: un viaggio tra l’indie di ieri e il cantautorato di domani. Perché, alla fine, possiamo cambiare nome ai generi e alle mode, ma se una canzone sa ancora emozionarci come sa fare Giorgio Poi, l’etichetta non conta più nulla.

A portare a casa i premi finali sono Famiglietti, i Safari Garage, Lluvia e gli Spaghetti spezzati. Buona la prima, GUMM!

Le foto della serata sono di Daniele Modaffari.

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