Messe sporche è il nuovo album di Edda, disponibile da oggi 17 ottobre per Woodworm/Universal Music Italia. È il settimo disco da solista per il cantautore dalle molte vite, che uscirà solo in edizione fisica, cd e vinile, esclusi due singoli che saranno disponibili anche sulle piattaforme di streaming. Il preorder sarà disponibile in esclusiva sullo shop di Woodworm, dove potranno essere preordinati gli lp in edizione limitata autografati da Edda.
Dopo l’episodio intimista rappresentato da Illusion, album uscito nel 2022 e caratterizzato dalla produzione d’autore di Gianni Maroccolo, con questo nuovo disco in studio Edda ritorna al rock, con la produzione di Luca Bossi (già sui precedenti album Graziosa utopia e Fru fru).
Questo disco è il frutto di un lavoro enorme, artigianale, del maestro Luca Bossi al quale per mesi, giorni e settimane ho appesantito la vita con la mia presenza. Non volevo fare un disco, ma Luca mi ha “costretto” e credo che sia stato un miracolo per tanto bene che è venuto. Al di là delle mie più rosee aspettative. È proprio vero che l’uomo propone e Dio dispone, o per dirla in termini meno pomposi e parafrasando sempre i grandi del cinema: sta mano po’ essere fero o po’ essere piuma! Oggi è stata Rock!
Edda traccia per traccia
“Ma noi non siamo stati mai felici” ci grida un Edda particolarmente acido e incazzato, come non si sentiva da un po’. Eppure sembra molto felice ed energica La Diavoletto, che apre il disco facendo parecchio rumore. Il pezzo ancheggia in modo quasi pop mentre discute di questioni che sembrano afferenti all’autostima.
Si rimane molto sull’elettrico con Giorni di gloria: non sono i glory days springsteeniani, ma si viaggia su ritmi fluidi e si riscopre una voce che si arrampica su ottave alte: “oggi è il giorno di dire no”, mentre si scherza con i santi e i fanti, con qualche “ladida” a fare da collante.
Dixan vive di drumming e di cori, mentre si ragiona di lavaggi e di conoscenza. La chitarra si fa tagliente e la voce altrettanto: “Per fare un tradimento/ci vuole sentimento“. Notti d’inferno passano e immagini di sangue offrono tinte inquietanti, mentre il coro alza le proprie voci, come all’interno di una tragedia greca.
Si rallenta per la prima volta con Mucca rossa, che mantiene suoni pesanti, ma sussurra e non urla: un’aria da ballad rock molto vintage avvolge un rimpianto pieno di lacrime e di chiamate mancate. C’è una “ragazzina” che fa disperare al centro di un brano particolare ma romantico.
E’ tempo di Family Day: è qui che scopriamo che Messe sporche sono le mani sul bucato, mentre c’è una Milano pulita ma indifferente alle spalle di una canzone che parla di piaceri brevi e senza seguito, mentre emergono ricordi di Natale evidentemente non molto positivi.
Anche 5 meno meno è un tentativo sghembo di conquista o almeno di stabilire una relazione con una lei che però non sembra molto convinta. Il sound si mantiene robusto e consistente, senza flessioni. E anzi i discorsi si fanno anche più fitti e ruvidi con Belisotta, pezzo sostanzialmente sospeso tra punk e noise, con qualche tratto alla Iosonouncane qui e là. Il testo, onestamente, si capisce pochissimo, ma riesce a essere suggestivo comunque.
Ezechiele si apre con un giro di chitarra presto doppiato dal basso, mentre il testo del brano affronta gli abituali contorcimenti concettuali ed emotivi. La coda si fa piuttosto psichedelica e procede in libertà allungando i suoni.
“Tu sei la Macchia che non riesco a mandar via“: la chiusura del disco è fortemente emotiva e sale di tono presto. Oggi è la fine del mondo e il brano si fa epico quanto a sonorità, celebrando un finale che vede di nuovo la voce di Edda arrampicarsi in altissimo, straziante e lacerata, a sfogare un dolore antico e recentissimo.
Ormai folletto imprendibile e imprevedibile, Edda pubblica l’album più rock da quando ha dato l’addio ai Ritmo Tribale. Indentiamoci: le sonorità sono rock ma le tracce che portano a Mantra o Psycorsonica sono scarse (e quelle a Kriminale inesistenti). Anche se il primo giro di chitarra di Ezechiele fa pensare a Huomini. Troppo il tempo passato, troppa l’acqua sotto i ponti.
Ma quanta potenza e quanta grazia dispensa questo talento strano, singolare, sbagliato, che ha seguito strade tutte sue, che ha imboccato vicoli senza uscita. Sempre stato punk, se non con i suoni, almeno con la vita: Edda è sopravvissuto anche a se stesso e per certi versi ha fatto un giro completo su se stesso, per tornare al rock, che è l’unica fiamma che purifica (quasi) tutto.
Come ha sostanzialmente sempre fatto, ci racconta brani di vita vera, accompagnandoci nei suoi meandri mentali con un candore e una sincerità quasi da bambino, con tutta la verità di un bambino.

