Partiamo dalla copertina, per raccontare Speriamo, il nuovo album di Venerus: l’artwork del disco è un quadro a olio realizzato da Andrea Cleopatria. E vede un Venerus quasi Adamo, tardo medievale, appoggiato a un albero, con la moto a fianco.
In uscita oggi, venerdì 7 novembre 2025 su tutte le piattaforme digitali e nei formati fisici cd, vinile e vinile autografato per Asian Fake / Emi Records / Universal Music Italia il terzo album in studio di Venerus vuole regalare qualche speranza, in tempi discretamente disperati.
Il progetto nasce il giorno dopo la consegna de Il Segreto, il disco precedente, e si conclude appena poche settimane fa, al termine di un percorso che ha attraversato paesaggi emotivi e creativi diversi, tenuti insieme dal metodo del produttore e co-compositore Filippo Cimatti, dalla sensibilità lirica e artistica di Andrea Cleopatria, che ha scritto parte dei testi e realizzato il quadro a olio della copertina e da una profonda fede nella musica e nell’arte.
Nel corso del viaggio, accanto a Venerus si sono unite voci e mondi diversi. In Speriamo trovano spazio le collaborazioni con Mahmood, Cosmo, Mace, IZI, Gemitaiz, Side Baby, Jake La Furia, Marco Castello, Altea, amanda lean, not for climbing.
L’annuncio dell’album è giunto al termine di una performance site specific che ha impegnato Venerus per quattro giorni consecutivi: dal 29 settembre al 2 ottobre, Venerus ha abitato lo spazioSERRA – progetto di arte pubblica presso la Stazione Lancetti di Milano– trasformandolo in una pagina viva su cui scrivere e cancellare i testi delle tracce che saranno contenute in Speriamo in un ciclo continuo, visibile al pubblico giorno e notte in streaming e dal vivo. Un gesto poetico e radicale, riflessione sull’effimero e sulla fragilità, che ha anticipato il percorso emotivo e concettuale racchiuso in Speriamo.
Venerus traccia per traccia
Questioni di motori in La Moto (Alizée), delicata nei modi e curiosa nel testo. Siamo un po’ distanti da “sei come la mia moto/sei proprio come lei” di jovanottiana memoria, però i sentimenti motoristici sono un po’ quelli. Ecco il livello musicale e strutturale è giusto un filo diverso: il disco si apre con un brano/aneddoto morbido e dolce.
Vampiri e lontananza sono le figure iniziali di Impossibile, brano che corre parecchio ma apre finestre sonore improvvise in un contesto quasi dance, quasi anni Ottanta. E poi ecco una voce profonda che parla di nebbia e di sparizioni: è quella di Cosmo, sicuramente fuori contesto e fuori dalle zone di comfort, che partecipa alla ballatona Tra le tue braccia, alla ricerca di abbracci e di danze antiche.
Ecco poi altre morbidezze e voci che parlano nel sonno con La chiave: pensieri preparati prima di un incontro e parole scritte ogni giorno a proposito di una persona evidentemente lontana e desiderata. Molto più serrata Ti penso, che segue il pianoforte ma ha toni decisamente urban. I pensieri sono fittissimi e vanno tutti e sempre nella stessa direzione.
Intervento deciso di Gemitaiz quello che si registra in Un giorno triste, che si fa densa di barre e attraversa le malinconie mentre si fa a botte con il proprio umore (e vince lui).
MACE, Side Baby e Jake La Furia partecipano a Cool, anche se il feat. dichiarato è quello con Mahmood, in un team up molto morbido ma deciso: il mix di voci è ben armonizzato, il racconto del brano segue onde sinuose che è piacevole seguire.
Si torna in campo cantautorale con Felini: chitarra acustica e Marco Castello a raccontare gattine d’appartamento e piccioni. I dettagli del testo sono delicati e ricchi di realismo, mentre le linee del brano seguono idee mediterranee e sudamericane insieme. Piccoli fiati a completare un acquerello molto delicato.
Pensieri parte 1 si affida a Izi per un racconto notturno e onirico, con sogni e petardi da (non) scoppiare. Il tutto si evolve anche nella breve Pensieri parte 2 (Bellusco Blues). Sale il ritmo in Stazione Bovisa, che adotta ritmi da discoteca per immaginare viaggi, ma in un contesto di relazione particolarmente romantica e immaginifica. Anche se il finale rivela situazioni un po’ più brusche.
Ci sono tantissimi rimpianti da raccontare in Quello che resta: un monologo/dialogo aperto e sincero, per lo più per voce e piano, in uno dei momenti più toccanti del disco. Okay, con Altea, amanda lean, not for climbing allinea una serie di luoghi comuni ai quali si è sottoposti da chi offre pareri non richiesti. Il senso di desolazione e solitudine prevale nel brano, che ha colori r&b.
A chiudere, ecco Sesso, che parte dalle nostalgie e dai ricordi per trasformarsi in un pezzo festoso e ritmato. I desideri si affollano e ballano tutti insieme. Il finale cambia tono e si trasforma in una richiesta, quasi una preghiera.
Ascoltare un disco nuovo di Venerus è sempre come aprire le prime pagine di un romanzo appena comprato (di uno scrittore particolarmente abile): non sai bene che cosa ci troverai ma sei sicuro che in qualche modo, probabilmente nuovo, ti appagherà.
E nemmeno stavolta il ragazzo delude, tutt’altro: il romanzo regala tante pagine e tantissimi colori diversi, con i featuring perfettamente incastrati, con qualche sorpresa e sempre a completamento di un’idea, non certo per inserire il nome a effetto.
Forse lo si può leggere come un unico flusso di coscienza, sempre a un passo dal pop, ma sempre in grado di approfondire le sensazioni e di raccontare i dettagli senza uscire da uno spartito scritto perfettamente. Livello sempre altissimo, sempre gettando ponti fra i generi e preoccupandosi soltanto della riuscita artistica complessiva e pochissimo dell’impatto commerciale. Esemplare, oggettivamente.

