problemidifase, “tutto quello di cui avevamo bisogno”: la recensione

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tutto quello di cui avevamo bisogno è il nuovo album di problemidifase, disponibile su tutte le piattaforme di streaming digitale. Un rullino che prende vita, che si riavvolge e si sviluppa come una serie di vecchie istantanee in cui riconoscersi. Immagini sbiadite che riprendono colore, frammenti di esperienze e volti che tornano a raccontare qualcosa di noi: tutto quello di cui avevamo bisogno raccoglie attimi che sembravano definitivi e che, una volta sparsi sul tavolo, rivelano la loro natura provvisoria.

Il nuovo album è un viaggio breve ma intenso, che attraversa le fasi post-adolescenziali e restituisce una sintesi limpida, in cui ogni brano possiede un carattere, uno stile e un intento preciso. Tra questi, altrove diventa il punto di equilibrio: un brano che racconta il paradosso di sentirsi lontani anche quando si è vicini. Elettronica, glitch e arpeggi nostalgici avvolgono le voci di Samuele (problemidifase) e Simone (Laurino), coinquilini e complici di un incontro musicale che trasforma la distanza in un dialogo sonoro tra sensibilità diverse.

problemidifase traccia per traccia

Arrivano piuttosto da lontano le percussioni, potenti, che danno il ritmo a controfase, che vede la partecipazione di B-LÄIMM. E se si parte piano, con calma, sottovoce, non per questo la situazione rimarrà tranquilla: un esito corale e molto vocale prende il sopravvento, portando al massimo il pathos del brano.

Più tranquilli e quotidiani i respiri sui quali si consumano le ore, che viaggia alla ricerca di domande e risposte, sapendo che non per questo le corse si fermeranno. Un’aura morbida e malinconica si stende sul brano.

Parte con calma felpa, che poi aumenta il volume e i giri del motore, aggiungendo una chitarra con risonanze quasi new wave, mentre narra di incidenti e di momenti sbagliati. Interessante il vocale che chiude il brano.

Sonorità fluide e quasi tropicali quelle che emergono da cdlp, con zaib. Il brano si muove con delicatezza e con un’aria vintage, da canzone pop anni ’60 o giù di lì, compresi i fiati che nel finale gonfiano i suoni.

Dardeggia in tutta libertà sogno.pdf, che fa un certo rumore, prima elettronico e poi decisamente analogico. La sezione ritmica corre parecchio in un brano che comunque scivola leggero, con qualche memoria battistiana qui e là e una cura dei dettagli sonori meritevole di menzione.

Un coro muto contraddistingue l’incipit di altrove, con la collaborazione di Laurino (che avevo capito facesse già parte del gruppo, ma comunque ok), per una canzone che scivola soffice tra le dita, con i fiati che fanno da sfondo a una strofa che ha caratteristiche urban.

Autotune e malinconie pitchate alte in una fase, che piazza qualche ostacolo sulla propria traiettoria, immergendosi in un’estetica glitch e molto meno vintage di quanto sentito fin qui nell’album.

Venezia è lontana e c’è un giro di chitarra molto calmo in locatelli, che sfoglia ricordi e pensieri con calma e dolore (e anche una certa necessità fisiologica ribadita).

Si chiude con le ultime malinconie, quelle di nuvole/cenere, tranquilla e propensa a qualche espansione, nonché a irrobustire i propri ritmi.

La post-adolescenza domina i pensieri del disco dei/di problemidifase, ma sembra abbastanza evidente che se si vuole ancora fare indie pop, bisogna perseguire strade come queste: un livello musicale decisamente superiore, testi autentici ma ben scritti, una coperta di malinconia stesa su tutto e la consapevolezza dei tempi e delle proprie instabilità. Ottimo lavoro, da ascoltare dall’inizio alla fine con attenzione.

Genere musicale: indie pop

Se ti piacciono i problemidifase ascolta anche: Tragic Carpet Ride

Pagina Instagram problemidifase

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