E’ uscito per Libellula/Audioglobe Dove nascono le balene, l’esordio sulla lunga distanza del Circolo Lehmann, formazione piemontese nata come esperimento letterario-musicale ispirato dal libro “Il signor Lehmann” scritto dal tedesco Sven Regener. Dodici tracce scritte, con la collaborazione ai testi dello scrittore Marco Magnone, in cui si incontrano rock-psichedelico, contaminazioni folk e cantautorato, in un’atmosfera di mistero sospeso tra sogno e realtà.
Circolo Lehmann traccia per traccia
La traccia d’apertura è Marlene, che fa entrare la voce soltanto dopo una lunga intro. L’atmosfera, a quel punto, è già molto elettrica e piuttosto densa. Si passa poi a La festa, di natura totalmente differente, con un beat quasi dance e una chitarra con spunti acidi.
Sviluppi lirici e musica d’archi caratterizzano Niente di nuovo. Al contrario La casa al mare, pur ricca di melodia, non rinuncia a qualche passaggio elettrico. In chiaro contrasto arriva poi La Grande Guerra, molto più rock, con idee psichedeliche sullo sfondo.
Anche la title track Dove nascono le balene ha forme da rock parzialmente vintage, ma con un passo lento e cadenzato che può richiamare anche qualche spunto anni ’70. Si torna a toni più contenuti con Danza, mentre Maree si anima su basi folk arrivando a esiti piuttosto intensi. Ulisse si articola su giri di chitarra acustica, prima di trasformarsi in una vera e propria mini-suite strumentale (ma con cori).
Si parla di mare in Nero a Capo, ballata prima trattenuta e poi sciolta, con flussi elettrici e ancora parentele psichedeliche. La breve e gentile Che cosa ci siamo persi chiude un album che non si tira indietro di fronte a una certa complessità.
Testi ben sviluppati e buona varietà sonora caratterizzano l’esordio del Circolo Lehmann. Un disco completo, ricco, qui e là anche potente, che riesce a non farsi trascinare via da idee malinconiche, offrendo una positiva varietà di umori e di suoni.

