Il vuoto elettrico- "Traum"Traum (“sogno” in tedesco) è il nuovo lavoro de Il Vuoto Elettrico in uscita in formato fisico e digitale per Dreamingorilla Records / I Dischi del Minollo / La stalla domestica (distribuzione Audioglobe) con la produzione artistica di Xabier Iriondo (Afterhours, Todo Modo, Bunuel).

La formazione bergamasco-bresciana vira dal post-hardcore newyorchese degli esordi verso una forma di post-punk decisamente personale. Traum, anticipato nelle scorse settimane dal video di Lame in soffitta, è il secondo capitolo (il primo, Virale, è uscito due anni fa) di una trilogia di concept album sull’uomo visto impietosamente nella sua condizione esistenziale.

Il lavoro precedente era dedicato alla paura, mentre qui a essere indagato è il rapporto fra il tempo, la vita e la conoscenza di se stessi, analizzati attraverso il trauma e il sogno come chiavi di lettura rispettivamente del passato e del futuro.

Il Vuoto Elettrico traccia per traccia

Il primo pezzo del disco è una strisciante In door, che ondeggia tra ritmi simil-orientali e una chitarra che scivola sotto la voce, con ansia e rabbia in crescita. L’incubo prosegue con toni decisamente più concitati e urticanti grazie a Corridoio 41. Il ritmo non si calma con Camera di specchi, acidissima e filtrata, dominata da un drumming violento.

Si urla parecchio e si provoca abbastanza con Lame in soffitta, con l’elettricità del pezzo usata come arma d’assalto. Le canzoni si susseguono brevi e brucianti, come Un bagno di vita, in cui le sonorità si fermano, come in stallo, cristallizzando un momento e intervallando diverse esplosioni. Il Giardino dei segreti ricorre a un recitato concitato per fendere il muro del suono e per uno spaccato, ovviamente da incubo, di una scena famigliare.

Sotto il tavolo in cucina aggiunge altre sensazioni rancorose, fa pensare un po’ ai Marlene Kuntz (non è la prima volta nel disco) ma inserisce anche inserti ondeggianti e stregoneschi conferendo colori strani al pezzo. La molto minacciosa Un Pitone in Sala d’Aspetto segue con scene forti e un sound piuttosto ridotto all’essenziale, almeno sulle prime. Si chiude con Out Door, ultima porta del sogno, che trasporta in ambienti ipnotici.

Il nuovo disco de Il Vuoto Elettrico è veloce e furibondo, non prende prigionieri e non fa sconti. Ci si può porre in posizione di rifiuto o di accettazione, ma non si può non riconoscere la coerenza e la forza di un album di questo tipo, che scaturisce non soltanto dall’energia dei suoni, ma anche se non soprattutto da testi scolpiti nella pietra, piuttosto che scritti su un foglio.

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