Più niente è il nuovo album dei Sula Ventrebianco, pubblicato da Ikebana Records. La band sceglie un suono saturo inciso su nastro, mezzo tanto caro anche al nuovo compagno di viaggio della band: Alberto Ferrari. Il leader dei Verdena, infatti, è protagonista dell’accurato missaggio dei brani finalizzati poi dalle abili mani di Giovanni Versari, maestro del mastering già al lavoro con mostri sacri come i Muse.
Così i Sula descrivono l’esperienza che ha generato il nuovo lavoro: “Registrare su nastro è così: sapersi riassumere in 24 tracce, sentire il fruscio, qualche errore. Tutto quello che si “salva” è lì impresso e quando passi il brano su due tracce sai che sta nascendo qualche cosa di irripetibile, come uno scatto su pellicola. E se ci sono alcune imperfezioni impari ad amarle, perché sono quelle che rendono il disco speciale. Anche il ghiaccio è così, una sorta di perfezione imperfetta, mai simile a null’altro, mai simile a sé stesso.”
Sula Ventrebianco traccia per traccia
Dopo l’introduzione di Yellowstone, ecco Saleinsogno, rock con qualche tinta quasi pop ma anche con sonorità aggressive e voce filtrata. Si parte da lontano per arrivare al cuore di Diamante, pezzo che vibra e nel quale le influenze di Ferrari e della band di riferimento (pur su un gruppo importante e di lungo corso come i Sula) emergono in maniera concreta.
Al contrario, Wormhole corre velocemente e si colloca in un contesto molto più internazionale, anche piuttosto anni Novanta, con aggressività sparsa su tutto il pezzo. Una che non resta comincia da toni contenuti e poi cresce piano piano, in un trionfo elettrico insieme moderno per la concezione corale e antico per l’assolo di chitarra.
Subutecs fa riemergere il lato pop con coretti e un atteggiamento complessivo piuttosto easy, una volta che si filtra attraverso le muraglie elettrificate. Merak parte proprio dalla sei corde, che si prende la scena con una prepotenza quasi metal. L’ade a te è un pezzo curioso, massimalista e con un testo curiosamente nostalgico di “quando il rock era rock”, anche se in modo talmente paradossale da sembrare parodistico.
Arkam Asylum è il pezzo (con riferimenti a Batman) che del manicomio copia i ritmi concitati, introducendo però anche qualche variabile curiosa, quasi progressive, nella coda. Metionina decide per ritmi un po’ più contenuti, con qualche spunto blues nel discorso. Attraverso torna a picchiare forte, mentre Resti opta per soluzioni melodiche molto tradizionali, soprattutto nel cantato.
Altro intermezzo con Dubhe, seguito da Arva, veemente tempesta in cui è il drumming a mitragliare e a prendere possesso della scena. Evoluzioni stravaganti, quasi orchestrali, nascono dalle durezze di Batticarne. Si chiude con i dualismi di Amore e odio, canzone dai toni lirici e molto intensi, con un cantato insolitamente netto.
I Sula Ventrebianco pubblicano un disco dai connotati aggressivi e tirati, in cui la personalità della band emerge forse soprattutto dalle piccole cose. Questo si traduce in canzoni che riescono a sorprendere pur utilizzando canovacci tradizionali.
Se ti piacciono i Sula Ventrebianco assaggia anche: Verdena