Indianizer, “Zenith”: la recensione

indianizer

A tre anni di distanza dall’album di esordio Neon Hawaii, gli Indianizer pubblicano oggi Zenith, secondo lavoro che segna il raggiungimento di un sound più personale e consapevole.

Caratterizzati dall’utilizzo di inglese, spagnolo e una lingua inventata, i brani sono nati da jam sessions libere e selvagge a cui sono state aggiunte le linee vocali solo successivamente, delineando strutture imprevedibili.

“Zenith è la ricerca di un Padre cosmico forse inesistente, donatore di amore e vita come il Sole, dissipatore di ombre e dubbi, ma che allo stesso tempo può distruggere tutto ciò che ha creato, diventando pericoloso e mortale proprio nel punto più alto del suo percorso”.

La band partirà a breve in tour, ecco le date previste per ora:

06 APRILE – BOLOGNA (IT) – LOCOMOTIV (opening Clap! Clap!)
07 APRILE – PORDENONE (IT) – ASTRO CLUB
13 APRILE – BIEL (CH) – SALOPARD FESTIVAL
14 APRILE – LA CHAUX-DE-FONDS (CH) – LA MACHINE A TRUCS
15 APRILE – BIELLA (IT) – HYDRO
19 APRILE – SAVIGLIANO (IT) – MEZCAL
20 APRILE – S. ETIENNE (FR) – THINDERBIRD LOUNGE
21 APRILE – ANGERS (FR) – JOKER’S PUB
22 APRILE – LE MANS (FR) – LE TERMINUS
25 APRILE – CONTIS (FR) – LA SMALAH
26 APRILE – TULLE (FR) – DES LENDEMAINS QUI CHANTENT
27 APRILE – LIMOGES (FR) – LA RUCHIDEE
28 APRILE – TORINO (IT) – MAGAZZINO SUL PO – ZENITH RELEASE PARTY w/ Los Orioles
29 APRILE – LUGANO (CH) – SPAZIO MOREL w/ Los Orioles
17 MAGGIO – ROMA (IT) – MONK (opening Black Lips)
18 MAGGIO – VIAREGGIO (IT) – GOB w/ Orione
26 MAGGIO – SONDRIO (IT) – MOMBOROCK FESTIVAL
27 MAGGIO – FOSSANO (IT) – VITRIOL FESTIVAL

Indianizer traccia per traccia

Il primo pezzo è un’incalzante Dawn, che sviluppa traiettorie che vanno dall’elettrico allo psichedelico, lasciando comunque un segno evidente. Giro di chitarra acidino e qualche colpo di tosse annunciano Hypnosis, soggetta a una psichedelia di marca gentile, ma anche propensa a esiti tra il tropicale e il tribale, difficili da prevedere.

Get Up!, con un titolo particolarmente marleyiano, apre invece con una certa malinconia tra dub e gypsy, che si moltiplica con l’eco nello spazio vuoto. Un giro furibondo di basso ruota tutt’intorno Mazel Tov II, il singolo, che può contare su una chitarretta isterica e su istinti che fanno pensare al miglior David Byrne (ammesso che ce ne sia mai stato uno peggiore). Il finale del pezzo invece viaggia in sensi psichedelici che possono far pensare all’India dei Beatles.

Più cupe le atmosfere di Hermanos Nascondidos, almeno sulle prime, almeno in apparenza, almeno finché non parte una sorta di tarantella ispanica, dai profili slabbrati e dai ritmi insostenibili.

Anche Bunjee Ginger tenta di cogliere evidentemente di sorpresa l’ascoltatore, con un inizio quasi timido, un’esplosione improvvisa, un’escalation di voci confuse su un giro di basso ricco e profondo.

Una certa tropicalità serena si mostra in Bidonville, anche se la sezione ritmica continua a trasmettere energia in modo continuo e cospicuo, e la canzone intercetta idee dub e un assolo di chitarra su note alte.

Il disco si chiude con Dusk, in cui basso e batteria costruiscono una struttura solida che lascia spazio a sensazioni tra electro e dub.

C’è molta fantasia, creatività inesauribile e voglia di cambiare continuamente lo scenario in questo nuovo disco degli Indianizer, in un tourbillon continui di giochi, immagini, suoni, sensazioni. Se ascolti difficilmente puoi rimanere fermo, e comunque mai tranquillo.

Se ti piacciono gli Indianizer assaggia anche: Universal Sex Arena

Pagina Facebook

Rispondi

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi