Grandi influssi del pop e dell’elettropop anni Ottanta, ma filtrati attraverso interpretazioni del tutto personali: questi sono i Minimal Joy, che qualche mese fa hanno pubblicato un ep dal titolo Lopsided e stanno lavorando, con qualche trovata a effetto, al nuovo lp. Li abbiamo intervistati.
Potete raccontare la storia della vostra band?
La storia dei Minimal Joy è la storia di tutte le band che nascono nei sottoscala umidi, guidati dalla passione per la musica e dalla voglia di condividere le proprie passate esperienze musicali.
Le radici dei Minimal Joy sono individuabili nell’ambiente nel quale abbiamo vissuto la nostra giovinezza, Bologna, una città brulicante di cultura alternativa, di concerti nei centri sociali e nei club, spesso angusti e fatiscenti ma ricchi di un’ atmosfera unica.
Nel giro di pochi mesi vengono arrangiate una serie di canzoni vivaci, brevi, di facile presa che piano piano evolvono dalla struttura scarna che le caratterizzava inizialmente.
A rendere possibile questa evoluzione, l’arrivo nel nucleo originale dei Minimal Joy di musicisti appassionati che hanno dato un contributo fondamentale.
Partiti dalla più classica formula rock: chitarra, basso, batteria, siamo passati dopo numerose variazioni alla formazione attuale, che è risultata fin da subito quella vincente: Silvia (voce e synth), Roberto (Chitarre, noise-synth pad), Andrea (chitarra), Margherita (basso cattivo), Riccardo (batteria).
A quanto si può capire, ci sono diverse anime che si fondono nel vostro sound. Per dare due coordinate di massima, quali sono i vostri “numi tutelari” musicali?
Molto difficile rispondere a questa domanda, perché siamo in cinque e ognuno di noi grazie alle sue esperienze e ai suoi gusti musicali ha introdotto qualcosa di unico nella band. Forse per questo motivo nei nostri brani si avvertono sfumature lontane ma che cerchiamo di far sposare melodiosamente fra loro.
Il modo più semplice per rispondere alla domanda è raccontarvi quale disco ciascuno di noi porterebbe con sé su un’isola deserta (ammesso che ci sia un giradischi):
-Silvia: In Rainbows- Radiohead
-Roberto: Unknown Pleasures- Joy Division
-Margherita: Il clavicembalo ben temperato- J.S.Bach (inciso da Glenn Gould)
-Andrea: Dirty- Sonic Youth
-Riccardo: Labyrinth- David Bowie
State raccogliendo i fondi attraverso Music Raiser per il vostro primo lp. E su YouTube avete lanciato una sfida curiosa che vede protagonista Gianni Morandi: potete parlarne?
In realtà si tratta di un progetto ancora in divenire che vedrà la luce in brevissimo tempo…Come molte altre band ci rivolgiamo a questa efficacissima piattaforma per proporre la nostra musica con l’intento di realizzare un intero album, il nostro primo album!!!
Bisognava partorire un’idea che fosse unica e che attirasse l’attenzione…perciò quale migliore scelta se non Gianni Morandi che è l’artista più social del momento?
Contiamo sulla simpatia di Gianni e quel che vorremmo fare è una serenata sotto la sua finestra sperando di convincerlo a cantare con noi la cover di un suo pezzo famoso…perciò speriamo di ricevere un grosso sostegno da parte dei raisers.
Potete dare qualche anticipazione su come sarà il vostro prossimo disco?
Il prossimo disco sarà una conferma di un sound che abbiamo raggiunto grazie ad un anno di condivisione totale e di esperienze che ci hanno legato non solo artisticamente.
In un’era dove c’è abbondanza di ottimi profeti (fuori e dentro il mondo della musica) noi vorremmo puntare a esprimere la nostra emotiva esigenza di suonare. Ci piacerebbe farlo dando all’lp un’impronta che sia allo stesso tempo ricca di richiami, originale e accattivante.
