Tunnel of Dreams è il nuovo album del musicista Francesco Montanile: dieci brani strumentali influenzati dall’ambient, ma anche dall’ambiente circostante, quello incantato dell’Alto Adige. Lo abbiamo intervistato.
Ci racconti chi è Francesco Montanile?
Sono originario di Avellino ma vivo a Bolzano, ho iniziato a suonare la batteria all’ età di 14 anni, passando poi alla chitarra cimentandomi in diverse band e dal 2008 a oggi con l’attuale band metal Skarn. Ho intrapreso lo studio della chitarra a indirizzo jazz presso l’Istituto Musicale A.Vivaldi di Bolzano, concludendo il percorso nel 2018. Parallelamente collaboro in diverse formazioni musicali, compongo colonne sonore dalle atmosfere ambient che fanno da sfondo per video-documentari e sono sempre alla ricerca di nuove sfide.
Come nasce il progetto “Tunnel of Dreams”?
L’ album nasce prima di tutto da un sentimento, l’amore per la musica e per la chitarra, poi da un forte legame con il territorio. Non a caso l’ ultima traccia dell’album Alto Adige è di fatto la prima traccia composta per il progetto Documentary-Photography Alto-Adige, un foto-documentario che raggruppa una sequenza di venti scatti del fotografo Cobianchi, scatti provenienti da diversi luoghi dell’ Alto Adige, il videoclip è visibile su you tube.
Da qui parte appunto l’ avventura e l’ispirazione per l’audio-visivo e le colonne sonore, per questo decido di comporre un album. Per me è un viaggio musicale tra storia e natura, una profonda esperienza che si trasforma in musica, con lo scopo di evocare emozioni attraverso l’ascolto tra una successione di suoni e melodie più o meno intense, capace di stimolare l’ immaginazione visiva dell’ ascoltatore.
Hai scelto Quarantena come primo singolo: qual è la genesi del brano?
Quarantena è nata ai primi di marzo del 2020 in un momento difficile, all’inizio della pandemia, catapultati all’improvviso per colpa di un virus, in una realtà che nessuno di noi avrebbe mai immaginato o meglio vista solo nei film. E’ un brano che racconta appunto una situazione surreale, con strade, negozi e scuole chiuse. Proprio per questo ho deciso di realizzare il videoclip in bianco e nero (auto prodotto), per fotografare un momento storico e perché purtroppo a distanza di un anno la situazione sembra non essere migliorata.
Ho voluto raccontare in musica la desolazione del lockdown ma cercando di trasmettere, anche nella sua drammaticità, un messaggio positivo e cioè quello dei valori più intimi della famiglia. L’ispirazione è nata grazie ai mie figli, vederli giocare e dipingere, mi ha dato una grande forza ad andare avanti, è stato appunto questo il messaggio di speranza che ho voluto trasmettere nel videoclip.
Il desiderio di raccontare in musica
Alcuni pezzi sono nati su commissione per accompagnare documentari e altri progetti. C’è differenza per te tra il comporre “liberamente” o invece sulla base di un’idea altrui?
Grazie all’ esperienza di Tunnel of Dreams ho potuto constatare le diverse modalità per scrivere un brano strumentale o una colonna sonora che sono due cose distinte. Nel caso di una colonna sonora per un reportage o un video documentario per esempio, è necessario prima confrontarsi con il regista, visualizzare il progetto e comprendere le sue aspettative in tema musicale. Capire dove preferisce una musica intensa o meno e le parti che devono essere in totale silenzio, le parti dove si vuole un crescendo o meno.
Poi ci sono altri fattori non meno importanti ma ritengo, e non mi dilungo, che questa sia la base di partenza almeno per me. Facendo riferimento ai brani Gravity ed Explore realizzati per il reportage trasmesso su RAI Alto Adige, dedicato al noto fotografo trentino Ceolan, è stato proprio così. E’ stata un esperienza unica in quanto, oltre all’emozione di ascoltare le proprie musiche trasmesse in tv, ho imparato tanto. Successivamente ho realizzato la colonna sonora Premonition, per il reportage Misteri del Trentino trasmesso sulla webtv Voce24news, e altri brani come Quarantena e Old Walls.
In questi ultimi due invece è stato diverso, ho composto le musiche liberamente e realizzato i videoclip con la consapevolezza di ciò che volevo. Spesso mi ritrovo a contemplare dei posti che mi attraggono particolarmente, ed è proprio in quel momento che scatta la scintilla e il desiderio di raccontare in musica ciò che sto vivendo, nel caso del videoclip Old Walls per esempio ho composto prima la musica e poi le riprese, le scene le avevo già in testa.
Quali saranno i tuoi prossimi passi?
Sicuramente quello di continuare a produrre musica e colonne sonore; intraprendere nuove collaborazioni musicali, esplorare nuovi posti da raccontare in musica. Il desiderio e l’augurio, penso un po’ di tutti i musicisti non solo mio, è quello di ritornare a suonare dal vivo con la propria band. Anche se le modalità per fare musica, al giorno d’oggi son cambiate, ritengo che suonare dal vivo sia ancora un emozione unica e indispensabile per ogni musicista. Vedo spesso eventi digitali sui social, per cercar di compensare questa mancanza e va bene, ma ritengo che sia insostituibile all’esperienza live e al contatto diretto col pubblico.
Francesco Montanile traccia per traccia
Si parte da Gravity, brano introduttivo ricco di sonorità oscillanti, con una chitarra elettrica piuttosto floydiana che emerge di tanto in tanto per qualche frase lancinante.
Ritmi un po’ più sincopati quelli di Quarantena, che disegna paesaggi più desolati con accordi quasi spagnoleggianti.
Un po’ più oscure le atmosfere che emergono da Premonition, capace di scavare un po’ più a fondo.
Explore descrive spazi isolati e anche piuttosto inquietanti, su sonorità minimali ma in qualche modo anche popolate.
Ecco poi Old Walls, che porta con sé una certa maestosità, in un avvio rallentato e solenne.
La chitarra si erge protagonista di Reflections, che ha echi desert rock, ma con qualche idea alla Brian Eno.
Si arriva al Tunnel of Dreams, la title track, che invece porta con sé istinti che sanno di blues.
Un telefono che suona a vuoto e un’atmosfera drammatica, quelle che contrassegnano Under the Rain. Più sereni gli sgocciolii di Nature Ambience.
Il disco chiude con Alto Adige, che prova a rendere con un’aria rarefatta la solitudine e la purezza delle cime delle Dolomiti.
Un album interessante, quello di Francesco Montanile, che condensa nelle dieci tracce esperienze e sensibilità musicali costruite con cura e con calma.
Genere musicale: ambient
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