Hanno sette dischi alle spalle, eppure la forza di fare casino non sembra essere venuta meno: i Vallanzaska pubblicano TheGenerazione (qui la nostra recensione) e continuano un percorso in tema di ska e di parecchio altro.
Li abbiamo intervistati ed ecco le loro risposte. Arrivati al settimo album siete ormai un’istituzione, tanto è vero che avete ospitato Debora Villa nel disco per farvi dire che siete vecchi… Vi sentite ancora dalla parte di quelli che devono imparare qualcosa o finalmente potete salire in cattedra, visto che molte delle vostre band coetanee non esistono più?
Salire in cattedra non è certo la nostra caratteristica, c’è sempre da imparare qualcosa da tutti. Certo con una risposta così posso dirti che siamo permeati di grande saggezza! Ci piace scherzare e anche farci prendere in giro.
Qual è stato l’approccio e l’atmosfera che ha accompagnato questo album?
Una band, anche pigra come la nostra, può suonare in giro se propone qualcosa di nuovo. Noi abbiamo affrontato la realizzazione di questo disco anche con questa consapevolezza, ma poi abbiamo composto le canzoni per come ci sono venute per poi migliorarle e attualizzarle il più possibile. Sono stati tanti mesi di provini in sala prove e un mese di studio di registrazione. E’ stato un periodo molto intenso che abbiamo tutta l’intenzione di raccontare attraverso le canzoni stesse di “TheGenerazione” e soprattutto attraverso l‘attività live.
Con “Lettera” parlate di campi di concentramento, mostrando un vostro lato che non è sempre evidentissimo a chi vi ascolta. Come è nata questa canzone?
La canzone è nata il Giorno della Memoria di un anno fa. Alle medie ho letto ”Se questo è un uomo” del grande Primo Levi. Ho poi letto molto su questo argomento, fino a seguire dei corsi di Filosofia morale proprio sulla Shoah. Quando poi è morto Priebke, abbiamo letto frasi tremende che elogiavano il capitano nazista.
Ci siamo resi conto che la canzone, poco Vallanzaska ma allo stesso tempo completamente nostra, aveva la possibilità di ricordare che, appunto, non si devono dimenticare i genocidi, tutti, e che chi nega fatti storici non porta niente di buono. A noi che siamo un gruppo ska piace affrontare argomenti scomodi rendendo il messaggio credibile. Anche con il nostro genere preferito che storpiamo a nostro piacimento.
So che la cover di Celentano ha un retroscena curioso e interessante: me lo potete raccontare?
E’ la canzone che facciamo da anni nei sound check. Siamo dei fan di Celentano, in furgone abbiamo un cd suo che è spaziale. A furia di provarla, abbiamo notato l’attenzione che ne scaturisce da parte dei baristi e da tutto quel mondo che assiste ai sound check quando i locali sono ancora chiusi. Sui volti di chi l’ha ascoltata in questi anni si dipinge sempre lo stupore, ma uno stupore sorridente ed empatico. Abbiamo quindi ripreso la canzone stravolgendola dal punto di arrangiamento musicale.
Come sempre avete delle collaborazioni eccellenti: mi potete raccontare come sono nate? E come vi è venuto in mente di coinvolgere addirittura il magistrato Gherardo Colombo?
Mentre registravamo il disco, nello studio b c’erano i Punkreas. Siamo amici e colleghi da sempre, quindi Paletta ci ha fatto l’onore di una sua performance. Così come Rocco dei Matrioska. Ruggero de i Timidi lo abbiamo accompagnato più volte lo scorso anno quando è uscita “Timidamente io”. Con lui abbiamo registrato “Succo di banana”. E’ stato naturale coinvolgerlo insieme ad altri amici come Debora Villa.
Carotone l’abbiamo contattato con Skype per proporgli “Bicchiere”; ha accettato subito. L’ex Pm di Mani Pulite Gherardo Colombo abbiamo pensato di coinvolgerlo perché in “Se telefonando” parliamo di intercettazioni telefoniche.

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