Si chiama Albero e Terra il disco d’esordio dei Gran Torino: il duo prende il nome un po’ dall’omonimo film di e con Clint Eastwood, un po’ dalla Ford che l’ha ispirato.
Il disco, per dovere di cronaca, non è uscito proprio di recente, ma sta vivendo una sorta di secondo lancio, come succede spesso in base alle dinamiche della comunicazione. Il duo è portatore di un pop-rock con qualche apertura al mainstream.
Si parte subito con dosi abbondanti di aggressività: è Stesso stampo ad aprire il disco, con dosi massicce di un rock affine allo stoner, ma che è in grado anche di inserire una pausa dub nel percorso.
I rapporti di coppia sono al centro anche di Segni sulla pelle, più tranquilla. Davanti allo specchio invece riprende a correre, anche se non con ritmi indemoniati.
La parte melodica del duo ha il sopravvento anche ne L’ago è la penna, che però nella seconda parte indossa l’armatura e irrobustisce il sound.
Se stesso da solo invece percorre fin da subito il sentiero della forza, con un drumming accelerato e un buon lavoro di basso e chitarra e un testo aggrovigliato su concetti solipsistici. Uno dei brani più convincenti del disco, nel complesso.
Albero e Terra, la title track, è mutata dall’ingresso della voce di Francesca Biancoli, che aiuta il processo di crescita del brano con un intervento vocale convincente.
Segue Fotografie, che spinge sull’acceleratore e che attacca briga fin da subito. Strade più intricate quelle di Non credere soltanto, ancora con un buon lavoro della sezione ritmica.
Si chiude con La tua risposta, “sporcata” da finte voci di registrazione all’inizio, e poi costruita sulla chitarra acustica, per un brano pop a tutto tondo.
Il duo ha qualità, che però riesce a mettere in evidenza soprattutto quando si tiene lontano da formule già sentite: in questo senso è convincente la seconda parte dell’album, che si prende qualche rischio in più.