Federico Pagani, piacentino già attivo in svariati gruppi, è ora all’opera da solista sotto il nome di An Harbor. Il suo nuovo disco si chiama May e si colloca nell’alveo di canzoni che suonano pop ma con gusto e cura da indipendente. Pagani ha fatto la maggior parte del lavoro da solo solo, con qualche aiuto importante: Cristiano Sanzeri alla produzione e registrazione, Pietro Beltrami ai piani acustici, elettrici e synth e Federico Merli alle batterie.
An Harbor traccia per traccia
Si apre il discorso a partire da Minerva Youth Party, una festa di gioventù moderata e suonata sui ritmi di un rock compassato e attento agli equilibri. C’è una certa dolcezza diffusa anche in Like a Demon, che prevede la partecipazione di Tight Eye, nonché una certa propensione per la forma canzone com’è intesa nel pop, con la voce femminile che arricchisce la parte finale del pezzo.
The Highest Climb parte soft e poi aggiunge un po’ di tono tramite batteria. Come Armed or Come not at all segue con fare acustico, su linee morbide e tradizionali. Tutt’altra vita quella di Meet Yourself Fading, che grazie all’elettricità immessa fin dalle prime battute provoca un contrasto stridente, collocandosi in ambiente di rock melodico con un vago sapore 70s/80s.
La breve By The Smokestack prova a riportare la calma, ma il discorso si anima, con cori e melodie pianistiche. Si vola verso il finale con la pianistica e vellutata, ma con qualche tratto iroso nella voce, Shine without a Light. Il pezzo si allunga con una coda finale sintetica e strumentale, piuttosto approfondita nei modi e nei tempi. Il disco si chiude sulle note di Not Made of Gold, che riporta la quiete.
Il disco di An Harbor suona, come detto, piuttosto mainstream, il che non impedisce di metterne in rilievo le numerose qualità, sia a livello di scrittura, sia per quanto riguarda una certa e consistente cura del particolare.
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