Non amo particolarmente scrivere in prima persona, soprattutto quando scrivo su TRAKS. Ma temo sia un po’ inevitabile, se parliamo di questa webzine, che festeggia oggi dieci anni, avendo aperto i battenti esattamente il 6 febbraio 2014. Avevo una quarantina d’anni, all’epoca, avevo visto alcune delle mie migliori collaborazioni giornalistiche su carta spegnersi e scivolare nel dimenticatoio, e avevo di fronte alcune alternative.

Potevo proseguire con altri lavori, su altri argomenti, lasciare andare la musica, anche se era la mia passione maggiore, ciò di cui avevo scritto di più, forse ciò su cui ero più competente. Oppure potevo aprire qualcosa che non fosse necessariamente soggetto alle fluttuazioni del mercato, alla scomparsa dei giornali cartacei, alle mode del momento. Così decisi di aprire quello che all’epoca era sostanzialmente un blog.

Mi piaceva l’idea che ci fosse una sorta di refuso nel nome, non “Tracks” (che pure era un riferimento a una rubrica che ho tenuto per anni sull’ormai defunto sito di Rockstar), ma TRAKS: la grafia del nome era diversa all’epoca, per accentuare la k, ma poi ho capito che era meglio scriverlo tutto in maiuscolo, come a urlare un po’. In un sito che alza la voce veramente di rado e soltanto se c’è un motivo.

Era molto diverso anche il sito: per dire, il primo articolo parlava di Sting e Paul Simon, roba vecchia e straniera. C’è voluto poco tempo per capire che non era necessario parlare di musica mainstream: ci sono già tantissimi siti che lo fanno e anche bene. Quindi perché non dedicare attenzione agli emergenti italiani, quelli che già chiamavamo indie? Anche se la mia idea di “indie” era nettamente più vicina agli Afterhours che a Calcutta. Ma poi perché non parlare di Calcutta e degli Afterhours nello stesso sito?

Anche graficamente il sito era molto differente, un po’ bruttino, più lento. Ma c’era già molto spazio per le recensioni e le interviste agli emergenti, anche a nomi del tutto ignoti, alcuni dei quali sarebbero diventati decisamente noti con il tempo. Abbiamo visto sorgere l’indie pop, o itpop, o come lo vogliamo chiamare, e l’abbiamo anche visto tramontare, di recente.

Dico “abbiamo” perché dopo un po’ di tempo non sono stato più solo a guidare la barca: qualche collaboratore è durato lo spazio di un mattino, qualche altro è rimasto un po’ di più, ma dal 2016 Chiara Orsetti ha portato il suo contributo inestimabile, con idee, articoli, la passione che trabocca da quello che scrive. E anche quella che esprime cazziandomi quando sbaglio le grafiche. Non sarebbe lo stesso sito senza di lei, anzi forse non ci sarebbe nemmeno più questo sito, onestamente.

Da blog che era inizialmente, TRAKS è diventato una vera testata giornalistica, ha dato vita a parecchi progetti paralleli, come per esempio TRAKS MAGAZINE, una rivista online tutta interviste che ha cambiato anch’essa più volte forma ma che continua con le sue pubblicazioni (nel prossimo numero c’è in copertina un’intervista con Postino: da non perdere).

E ha ospitato e ospita rubriche come #quellochesentivo (idea e opera di Chiara); come #sottotraccia che ci permette di andare fuori dal seminato e di scrivere con maggiore libertà. Come la beneamata #mixtraks, la playlist settimanale del venerdì che condensa le migliori uscite della settimana.

Ma al di là dei meriti professionali e giornalistici, TRAKS mi ha dato modo anche se non soprattutto di stringere tantissimi legami umani, alcuni duraturi, alcuni meno, ma non per questo meno significativi. E’ stato ed è un ponte per trovare gente che si riconosce in questo o in altri tipi di musica, ma soprattutto che ha la musica al centro.

Era un mondo diverso, quello del 2014, sia in senso lato, sia per quanto riguarda me personalmente. Ci sono state tantissime avventure umane che mi hanno riguardato in questi dieci anni e se mi volto indietro a riguardare tutto non posso che sentirmi risucchiato dalle vertigini, per tutto quello che è cambiato.

Ma TRAKS, come un vecchio amico, è rimasto e rimarrà. Io ne ho decisamente bisogno, e se anche a qualcun altro lì fuori quello che scriviamo è piaciuto, ha strappato un sorriso, ha fatto incazzare o ha fatto pensare per un minuto, si è trattato di dieci anni ben spesi.

Ora basta con la retorica, che non è roba nostra. O almeno: ce ne sarà ancora un po’ per oggi, non si riesce a farne a meno. E siccome abbiamo deciso di dedicarci questa giornata, più tardi usciranno articoli celebrativi che riuniranno le nostre dieci migliori interviste, le dieci migliori recensioni e i dieci migliori articoli “speciali” (cioè quelli che non sapevamo in che categoria mettere). Auguri TRAKS!

Fabio Alcini

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