Pornopunk è il titolo del nuovo album della Babbutzi Orkestar, e anticipato dai singoli Pornoamore e Il ballo di Cha Cha. La Babbutzi Orkestar nasce nel 2007 e ha solcato importanti palchi quali Hidrellez Festival a Istanbul, Alcatraz a Milano, Parco Tittoni a Desio, I Am Art Festival in Umbria, Festoria a Saronno, MEI a Faenza, Guca Na Krasu a Trieste, Auditorium La Flog a Firenze, Bloom a Mezzago, BalkanbeatsLondon a Londra, Laborbar a Zurigo, Tipi Festival a Bolzano, Balkan Caravan, Magnolia a Milano, End Summer Fest a Varese, Sonic Ballroom a Colonia in Germania, e molti altri.
Nel corso degli anni ha concepito quello che l’ensemble definisce un nuovo modo di fare musica balcanica, ovvero la “Balkan Sexy Music”. Ha suonato sugli stessi palchi di Shantel, Modena City Ramblers, Dubioza Kollectiv, Boban & Marko Marcovic, Goran Bregovic, Magnifico, Figli di Madre Ignota, Brooklin Funk Essential, Baba Zula, Can Bonomo, Fanfare en Petard, Robert Soko, Kocani Orkestar, Mad Sound System, Ghiaccioli e Branzini, Motel Connection e molti altri..
Babbutzi Orkestar traccia per traccia
Ci vogliono due secondi per entrare nel mondo folle dei Babbutzi: Peace ‘N Vodka elenca concetti di sapore vagamente russo con un mood che fa pensare a classici pop degli anni Ottanta, ma anche con un po’ di punk nelle vene.
Ecco poi Pornoamore, singolo a ritmo di marcetta che alza abbastanza la voce ma sempre senza transigere da idee ironiche ed estreme.
Parte poi Il ballo di Cha Cha, altro singolo ovviamente molto danzata, ricca di riferimenti cultural-pop, teatrale come si conviene e festoso la sua parte. Si cambiano luoghi di provenienza con Catacumbia, ricca di fiati e di latinità, senza però mai variare umore che è sempre piuttosto su di giri.
Si cambia ancora continente con Oriental Sex, che ondeggia tra ispirazioni arabeggianti e le avventure di “mutanda fumante”. Chiusura con citazione nobile dei CCCP.
Chitarretta che viaggia veloce in Trap Sinatra, sempre piuttosto fumettosa ma anche abbastanza narrativa. Essere bolschoi illustra tipo un modo di vivere, anche se qua di balletto classico se ne vede poco, e di chitarre sgangherate invece parecchie.
La più lunga del disco, oltre 6 minuti, è Lacrima, che si presenta in modo differente: notturna e insinuante, arriva piano e rivela tutto il cuore tenero della band. Il territorio esplorato qui sta tra Buscaglione e Carotone, come sonorità, anche se il testo è particolarmente elegante, soprattutto per i canoni della band.
Si torna a scalari i Balcani anche quando si visita Beverly Hills, che organizza una festicciola dai tratti oscuri e inquieti. Cinisello Bronx armeggia un po’ nelle retrovie e poi fa partire un movimento che sconfina ancora verso Oriente, ma non nel senso di Milano Est, proprio l’Oriente quello vero. A chiudere, l’extended version de Il ballo di Cha Cha.
A proposito della musica balcanica, io la penso come Elio. Tuttavia alla Babbutzi Orkestar va riconosciuta parecchia inventiva (simpatica anche l’idea di riempire la copertina di cazzetti disegnati), oltre a un’energia imperante. La voglia di far stare bene con la propria musica è un pilastro immancabile, e immagino che dal vivo lo sia anche di più. Però ai loro concerti non ci vado, perché la musica balcanica ci ha rotto i coglioni (cit.).

