Bro Berri: l’emozione pura che ti tocca arriva inaspettatamente

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I Bro Berri sono pronti a far ballare i club di tutta Italia, e non solo, con il loro nuovo singolo La musica è semplice, un brano che si muove al confine tra tech house e urban, fondendo groove club-oriented e attitudine street. 

La musica è semplice è un manifesto sonoro e personale: non contano le etichette ma solo l’energia. Il brano racconta l’evoluzione del duo: partito dalla musica elettronica ha scelto di spostarsi a un genere più urban per necessità espressive, mosso da un’unica spinta: far muovere la gente. Il titolo stesso è una dichiarazione d’intenti: non servono, infatti, etichette di genere o definizioni, la musica è energia, emozione e movimento, è tutto ciò che succede quando ti lasci andare.

Il sound è diretto e coinvolgente, i richiami funk sono evidenziati da un 4/4 deciso che fa strada a kick serrati e hit-hat aperti, con l’aggiunta di un sassofono e di voci campionate che rompono gli schemi, portando un’irrefrenabile voglia di ballare.

Su questa base spicca particolarmente lo spoken word della voce che fa da contrasto e dà ancora più personalità al brano. Il risultato è un ibrido sonoro che vuole sfuggire alle categorizzazioni. In questo singolo i Bro Berri riescono a mescolare codici e influenze, sempre e solo con un’unica idea in testa: la musica è semplice, segui il ritmo.

In questa intervista abbiamo cercato di capire che cosa significa, per loro, per gli ascoltatori e per un mercato discografico sempre più complicato, che cosa significa affermare che “La musica è semplice”

Nel titolo La musica è semplice” c’è una dichiarazione forte. È una provocazione, una presa di posizione o una forma di disincanto?

È tutte e tre le cose. È una provocazione perché oggi dire che la musica è semplice suona quasi controcorrente. È una presa di posizione perché ci crediamo davvero: per noi la musica non deve per forza dimostrare qualcosa, deve farsi sentire. E sì, forse c’è anche una punta di disincanto, perché viviamo dentro un sistema che spesso rende tutto più complicato del necessario. Ma noi vogliamo tornare al punto: al beat, alla voce, all’emozione che arriva subito. A fare musica come la sentiamo, non come ci dicono di farla.

Cosa rappresenta per voi la semplicità” nella musica: è una scelta estetica, un valore politico, unesigenza emotiva?

La semplicità nella musica è quando la complessità di un sentimento o di un pensiero riesce a essere tramutato in sound che arriva dritto al sistema limbico. Non si tratta né di estetica né di valore politico perché quelli sono gusti soggettivi, spesso artefatti e facilmente influenzabili da ciò che vediamo e ascoltiamo ogni giorno.

Nella musica, l’emozione pura che ti tocca, arriva inaspettatamente, con la stessa semplicità con la quale un brivido ti genera la pelle d’oca. Di semplice nella musica c’è poco in realtà, se non il fatto che quando ti tocca determinate corde, può migliorarti davvero la giornata. L’esigenza emotiva per chi crea e chi ascolta è fondamentale per render un po’ più semplice la vita.

Nel brano sembriate voler smascherare certi meccanismi del mercato musicale contemporaneo. Quanto c’è di autobiografico e quanto invece è uno sguardo più ampio, generazionale?

C’è sicuramente tanto di noi, di quello che abbiamo vissuto, dei discorsi tra producer e artisti che ci portiamo dietro da anni. Ma non è solo personale: è anche uno sguardo su quello che vediamo intorno. Una generazione di musicisti e creativi spesso schiacciati da numeri, playlist, algoritmi. Ci siamo dentro anche noi, e lo sappiamo. Ma col pezzo volevamo dire: ehi, c’è ancora spazio per fare le cose come ti vengono, con la pancia, con verità.

La musica è semplice suona come un manifesto. Se doveste completare quella frase con unaltra verità personale, cosa direste?

La musica è semplice, se la fai per l’anima e non per i numeri. 

C’è un contrasto interessante tra la leggerezza apparente del titolo e le stratificazioni nel sound e nel testo. Quanto lavoro c’è dietro a questa semplicità”?

Tanto. Ma è un lavoro che non si deve vedere. Per arrivare a un suono che sembra naturale, ci passiamo ore sopra: sul mix, sulle parole, sui dettagli. Ma la regola è che se si sente lo sforzo, non funziona. La semplicità per noi non è il punto di partenza, è il risultato.

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