Orablu è il nuovo ep di Cance, nome d’arte di Giulia Cancedda, cantautrice ligure con accenti pop. Le abbiamo rivolto qualche domanda.
Ciao Giulia, mi racconti da quali ispirazioni nasce il tuo nuovo ep, Orablu?
Ciao Fabio, certo! Orablu contiene quattro tracce scritte in periodi diversi della mia vita. Pezzi di Parole e Altro Tempo sono quelle nate prima, più di due anni fa, mentre Sakura e Interessi sono state scritte nell’ultimo anno. Nonostante ciò, c’è un filo conduttore che le lega, ovvero il concetto di tempo. L’ep è soprattutto autobiografico e quindi scriverlo per me è stato anche terapeutico.
È una presa di consapevolezza su quanto spesso perdiamo tempo a lamentarci, a farci calpestare dai sensi di colpa, e non siamo più in grado apprezzare gli attimi, la bellezza che ci circonda, poiché appunto rimaniamo intrappolati e focalizzati solo sul lato negativo delle cose. E’ un invito a vivere e non rimuginare troppo sul passato.
Mi sembra che ci sia un approccio ancor più “cantautorale” a queste nuove canzoni. Che cos’hai cambiato, rispetto al passato?
Sì, sicuramente l’approccio è più cantautorale. In realtà come ho già spiegato prima, due brani dell’ep sono stati scritti ancora prima dell’uscita del mio primo singolo, Conosci?, che invece è nato dopo. Quello cantautorale è tuttavia l’approccio che più mi appartiene, tanto che il mio obiettivo per le prossime canzoni, a cui sto già lavorando, è quello di costruire gli arrangiamenti partendo da una base prettamente acustica, perché è da lì che vengo ed è sicuramente la dimensione che più mi appartiene.
Spesso si guarda al mondo acustico come a qualcosa di “vecchio”, io penso invece che ci siano artisti in Italia, come il giovane Fulminacci, che hanno dimostrato quanto questo genere, condito con i giusti elementi, possa suonare estremamente attuale; chiaramente fa molto anche la scrittura del brano.
Qual è stata, delle quattro, la canzone più difficile da portare a termine?
La canzone più difficile da portare a termine è stata Altro Tempo, più che altro per il testo, che ho scritto con il mio amico Matteo Mugnai. Questo perchè tratta un argomento per me molto delicato che non volevo esporre in maniera troppo esplicita, ovvero la difficoltà che ho avuto nell’accettare la morte della mia prima micia, Viky. Ho una forte empatia verso gli animali e mi sono trascinata addosso per tanto tempo sensi di colpa ingiustificati che mi hanno impedito di concentrarmi sulla mia vita, di andare avanti con lucidità.
Facciamo una domanda difficile: se dovessi scegliere un artista (o una band) sola con cui fare un featuring, un duetto, una collaborazione, chi sarebbe?
Eheh, allora ..domanda difficile ma non troppo! Il mio grande sogno di sempre è quello di fare un featuring con Giorgia.
Come dovrebbe essere la tua “uscita” ideale dal periodo della pandemia?
Questa invece è difficile! La mia “uscita” ideale dovrebbe essere un ritorno alla normalità senza dover convivere con la paura. Penso che finchè non avremo la certezza di essere totalmente immuni di fronte a questo nemico non riusciremo mai a comportarci come prima, ad essere noi stessi; ci vorranno ancora molta pazienza e prudenza ma allo stesso tempo anche un po’ di coraggio per fare ritorno alla nostra vita “pre-covid”. Prudenti sì, ma senza esagerare, senza diventare ossessivi.