Il Collettivo Ginsberg torna sulla scene dopo circa tre anni di silenzio. La visionaria band romagnola pubblicherà il 30 settembre il nuovo album Tropico, coproduzione tra IRMA Records e L’Amor Mio Non Muore.
Così lo presenta il comunciato stampa: “Tropico nasce da una “visione”: vedere la gente ballare, ballare e cantare. Se il precedente Asa Nisi Masa (Seamount Productions, 2013) è stato un viaggio oscuro dentro l’animo umano, il nuovo lavoro discografico vuole essere una riscoperta del mondo, una interazione con lo stesso, una laude alla natura, un rito antico: il ballo e il canto intesi come crinale espressivo del sentimento personale. “Tropico” diventa così un luogo privato, un’idea di luce oltre l’orizzonte”.
Quasi tutta la produzione dell’album si è svolta presso lo studio L’Amor Mio Non Muore registrando totalmente in analogico e utilizzando uno Studer 8 canali. La produzione artistica è affidata a Marco Bertoni (Confusional Quartet).
Collettivo Ginsberg traccia per traccia
Con due monete apre il disco con intensa atmosfera da jazz club, in un pezzo caratterizzato dal lavoro dei fiati e da una storia (triste) dedicata ai due cani Jack e Jimi che la band aveva nella prima sala prove della band. Metti che è l’interpretazione di una poesia dialettale di Raffaello Baldini, con chitarre acide, domande esistenziali e un’atmosfera a metà tra club e Tom Waits.
L’atmosfera diventa effettivamente “tropicale” con Primavera Mambo, che utilizza sample di creazioni di Perez Prado e Miles Davis per consegnarci a una pista da ballo in mezzo nella foresta, tra bombe che cadono. La strada dei mulini a vento placa il discorso, introducendo invece un’atmosfera vintage, con un cantato malinconico che può far pensare a Luigi Tenco.
Le idee d’autore prendono possesso anche di Portami con te, che si scopre molto dolce tra tastiere e drumming, compreso di finale pianistico appassionato. Ci si rianima in maniera decisa con Lingua di luna, che propone un mix tra ritmi danzerecci (nel senso del mambo, non della disco-dance) e tastiere acide e quasi psichedeliche, con qualcosa del David Byrne che fu.
Anche Nella notte del mondo ripete l’esperimento di Metti che, essendo l’interpretazione in musica di una componimento di Aldo Spallicci titolato “Int la nòta de’ mónd”. Nel pezzo, acidino il suo, sono inseriti campionamenti da Abbey Lincoln che interpreta Driva Man e i cori tratti da Voodoo Suite ancora di Perez Prado.
C’è qualcosa di dialettale e di legato al “paese” anche sul fondo della botte de L’estate di San Martino. Il pezzo si sviluppa a partire da un’aria oscura che influenza testo e musica, con coro femminile a corollario. Si va alla deriva nel vintage e nell’easy listening sulle onde di Visioni a colazione, piccolo tratto di soundtrack anni Sessanta, impegnata a illuminare di colori caldi, tra un drumming jazz appena accennato.
Il disco si chiude con un’altra composizione curiosa, Danza macabra, che oltre che essere un topos classico dell’arte dal barocco in avanti, è anche la riduzione in musica di uno scritto inedito ben più lungo ad opera di Andrea Mandolesi. Le sonorità scelte però non hanno niente di macabro, anzi il filo conduttore è una sorta di samba con variazioni e con un groove di basso particolarmente elegante.
Disco avvincente e a tratti geniale, Tropico conferma ciò che di buono si sapeva sul Collettivo Ginsberg. Quando il discorso rallenta, il Collettivo sa far scintillare le proprie sensibilità, ma forse convince anche di più quando abbandona i pensieri neri e spinge a fondo l’acceleratore.
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