Color Fest cambia location e si sposta sulla costa tirrenica della Calabria. Tra caldo, tramonti e bella musica, ecco il racconto della prima giornata di festival. “Come sarà la nuova location?”, “Cosa dovrei aspettarmi?”. Sono le domande che si rincorrono tra gli spettatori lungo la polverosa e afosa strada della pineta di Lamezia Terme.
Sono le 15.30, la temperatura percepita è da collasso, e il nostro percorso conduce all’arco d’ingresso del Color Fest, giunto alla storica 13ª edizione. Per la prima volta, infatti, il festival si sposta sulla costa tirrenica della regione calabra, nel cuore della Riviera dei Tramonti e con Stromboli all’orizzonte.
Non ho risposte a queste domande, essendo per la prima volta al festival calabro, e quindi attendo l’apertura delle porte alternando un bagno a mare a una bionda media. Appena prima dell’apertura delle porte del festival, mi colpisce un’immagine inaspettata: una lunga fila di giovani ragazzi e genitori in trepidante attesa sotto un sole asfissiante.
Una volta dentro, parte la più classica delle corse per scoprire la nuova location. Quattro palchi, di cui uno è un anfiteatro spalle al mare che ospita i concerti al tramonto. Gli altri palchi, tra cui un acustico, sono tutti immersi nella pineta adiacente. A completare il quadro, mercatini vintage, un venditore di vinili e una mini biblioteca.
La location, raccolta ma perfettamente integrata nel contesto di un festival in spiaggia, risulta essere un vero gioiello. La musica parte puntuale alle 17.15. I concerti si susseguono senza soluzione di continuità fino alle 2, senza alcuna sovrapposizione.
Si inizia con i Synthear per una festa un po’ jazz e un po’ elettronica e si prosegue nella pineta con Anna and Vulkan. L’artista napoletana alterna con naturalezza brani da club a pezzi introspettivi, come se a tratti Anna prendesse il sopravvento su Vulkan e viceversa. Sul palco suona sia la chitarra sia una piccola batteria elettrica mentre dietro di lei, l’immagine del suo caro Vesuvio volteggia più volte al led. Anna si esibisce con una serie di (apprezzati) inediti prima di chiudere con Estate infinita che manda in visibilio il pubblico. La sensazione è che Anna nemmeno si sforzi sul palco ma che tutto le venga molto naturale.
Il concerto al tramonto del primo giorno di festival è affidato a Marco Castello. Marco, reduce da un tour sold out nei principali festival italiani, dimostra, ancora una volta (come se ce ne fosse bisogno), di essere un musicista a tutto tondo. Il pubblico si diverte e ride quando, durante Polifemo, Marco risponde “mai” alla famosa domanda della zia su Sanremo. E’ una gioiosa e spensierata sudata collettiva, considerando che la temperatura continua a essere proibitiva: un vero ballo termale nel cuore di Lamezia. Nei (pochissimi) momenti di pausa, i cantanti si mescolano al pubblico, in fila per prendere da bere, scambiando battute con entusiasmo e semplicità.
Il festival prosegue con le sonorità elettrojazz dei Delicatoni e di Isaac Delusion, prima di lasciare spazio al beniamino di casa, Scarda, sul palco acustico della pineta. E’ un concerto lampo: c’è solamente il tempo di intonare velocemente con il pubblico Vent’anni e Palazzina Gialla. Il piccolo palco, privo di barriere tra artista e spettatori, contribuisce a trasformare l’esibizione in un momento di rara intimità.
Il festival si incammina verso la grande chiusura della prima serata: il concerto in spiaggia di Lucio Corsi, che si regala al pubblico in tutta la sua fragilità e onestà. Sul palco Lucio è magnetico, non è possibile toglierli gli occhi di dosso. E poco importa se sia dovuto al colore della sua faccia o al talento di fumare e suonare il piano in contemporanea; Lucio è dannatamente bravo e, certamente, non lo scopriamo stasera.
Si chiude sulle note del bis di Francis Delacroix il concerto di Lucio. Per i più audaci c’è ancora il dj set di Fenoaltea per chiudere la prima giornata di festival. Una giornata lunga all’insegna della musica, chiusa con la sensazione di stare in pace con se stessi e (per un po’) con il resto del mondo. Una giornata di gioia collettiva aspettando il secondo giorno. Alla faccia del caldo da collasso.











