Dopo Intra, primo album cantato in dialetto in cui sono raccolte poesie popolari, canti e le tradizioni del suo territorio (Verbania), Cristina Meschia si cimenta in un nuovo progetto discografico, Inverna, in uscita a breve.
Un disco tra folk e jazz, composto da nove brani arrangiati dal maestro, trombettista genovese Giampaolo Casati, che racchiude le tradizioni lombarde, i canti di protesta e contro la guerra (“E L’Era Tardi” di Enzo Jannacci), canti di lavoro (“Bella Ciao delle mondine” e “Povere Filandere”) ma anche canzoni d’amore (“Bell’Uselin” e “Oh Mamma il Muratore”) e la nostalgica ballata “Ghe Ammo Un Quaivun” di Nanni Svampa, con lo scopo di riscoprire ciò che costituisce una parte molto rilevante della cultura della Lombardia, una fotografia in bianco e nero resa a colori per essere tramandata con rinnovata freschezza, un andirivieni tra epoche, tra Milano e il Lago Maggiore.
L’album, il cui titolo è ispirato dal noto romanzo Le stanze del Vescovo di Piero Chiara (“l’inverna è il vento che nella buona stagione si alza ogni giorno dalla Pianura Lombarda e risale il lago per tutta la sua lunghezza”), apre con E L’Era Tardi di Enzo Jannacci, canzone che fu incisa da Jannacci – autore del testo e della musica – per la prima volta nel suo primissimo album, La Milano di Enzo Jannacci (Jolly, 1964; ristampato su etichetta Joker nel 1971).
Al disco hanno lavorato il pianista e arrangiatore Gianluca Tagliazzucchi (piano e supervisione esecutiva), hanno partecipato poi Riccardo Fioravanti (contrabbasso e basso elettrico), Marco Moro (flauto), Manuel Zigante (violoncello), Umberto Fantini (violino), Julyo Fortunato (fisarmonica), e Alessio Menconi alla chitarra.