Cubeloose, “Desiderio di Atlantico”: recensione e streaming

Desiderio di Atlantico è il nuovo disco dei Cubeloose, formazione nata nel 2010 su intuizione e progetto di Vittorio Fontana. Le profonde origini partenopee si individuano nel nome della band: è la traduzione in un inglese che cerca di essere credibile del tormentone dialettale napoletano “cchiú blues” di cui Vittorio allegramente abusa.

La creatività del gruppo viene alimentata dalla diversità delle esperienze e dalla disponibilità alla contaminazione; questi elementi portano varietà e freschezza alla produzione musicale che ne deriva.

Desiderio di Atlantico è un viaggio nella memoria e nelle mutazioni, tra vizi e passioni. Tra le tracce viene raccontata la nostalgia del futuro nella scoperta dell’utopia come necessità, i miti Sole e Mare come metafora e funzione del desiderio. Un’opera descrittiva abbinata a una ricerca di suoni e situazioni musicali di presunta forza evocativa.

Cubeloose traccia per traccia

Il disco si apre con la canzone M’è sparita la faccia, con il ritmo di balera che accompagna il racconto di una situazione di apparente normalità: ammirare il proprio viso davanti allo specchio la mattina. Partendo da questa circostanza, la canzone offre una riflessione sui momenti in cui tutto sembra fuori posto, ma la purificazione dell’amore e la visione distorta del mondo può essere ricomposta nella realtà.

Il viaggio nella musica evocativa dei Cubeloose continua con la traccia Io, Merlino e lo Tzigano. L’incontro tra diversi stili musicali (blues e ballad) integra un testo che racconta il cammino verso l’isola di conoscenza con modelli dell’apprendimento: la guida, l’euforia del redento, la volontà come potere attraverso il buio della coscienza, in un continuo entrare e uscire dal proprio allineamento.

Il suono delle onde e una chitarra acustica introducono la canzone Mamá Tumbá: è un inno alla riva, come approdo e imbarco, unito all’invocazione di un’entità divina a protezione e indicazione per una partenza. Nel testo l’ottimismo dei senza scarpe incontra il respiro di un dio.

La quarta traccia del disco, Non ho fatto niente, inizia con una base semplicemente pulsante che si evolve nel corso della canzone arricchendosi di complementi sonori come la batteria e la chitarra. Il testo si focalizza sull’addebito delle responsabilità al nemico fuori da sé, un continuo far baldoria in cui compare un disagio e l’intuizione che forse è meglio imparare a nuotare senza salvagente.

Un’introduzione con la musica elettronica accompagna la canzone Forme e cristalli, un racconto della battaglia contro le credenze limitanti, il pregiudizio, l’ignavia. Questi limiti vengono distrutti dall’amore, la freccia scagliata con determinazione.

La sesta traccia del disco, Placido Mandingo, viene introdotta da un suono ripetitivo che fa nascere la voglia di ballare. In questa canzone le protagoniste sono l’illusione, l’apparenza e l’inerzia causati da un mondo che attrae e sottrae energie. Per giustificare il provincialismo dell’anima e l’assopimento di ogni impulso vengono raccontate frottole retoriche.

Il suono di un’armonica introduce la canzone La nebbia dei miei sogni, un elogio al sentimento dell’amore, alla rinascita che porta nel cuore come un sogno vitale che si rinnova ad ogni alba. Questa canzone viene accompagnata da una musica latina con sfumature jazz.

L’ottava traccia, Frufrú, è accompagnata da sonorità che fanno ballare e portano la mente alla fuga all’indietro, tra un sapore di sale surreale di inizio ‘900 ai rotocalchi per sartine degli anni ’60.

Il viaggio si conclude con la title track del disco, Desiderio di Atlantico; suoni acustici accompagnano l’attesa per la sperata ripartenza, ma c’è qualcosa che rimane nella memoria più profonda dei viaggiatori: una stanca e meravigliosa vecchia signora (Europa) e uomini lenti (il Mediterraneo). Nella canzone viene elogiato il desiderio di seguire il sole e partire verso una vita senza fine.

Il disco Desiderio di Atlantico fa nascere nell’ascoltatore una forte volontà di partire per viaggi sconosciuti, alla ricerca di un modo per distruggere i limiti imposti dalla quotidianità e da un mondo che vuole imprigionare ogni impulso di libertà.

Genere: canzone d’autore, jazz

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