E’ in uscita in distribuzione Believe Digital il singolo di debutto del progetto solista di Damon Arabsolgar (attualmente, anche una delle metà dei Mombao) dal titolo Nitida. Una canzone d’amore scritta durante l’inizio di una separazione, un tentativo inconsapevole di imprimere un’istantanea, lasciare una traccia del sentimento per cui valeva la pena lottare per tenere tutto insieme.
Damon si svela così, con questo anticipo di un disco di quella che sarà un’autobiografia musicale, indossando una veste sinora inedita che si compone di fragilità e vulnerabilità sussurrate, lontano dall’immagine impattante a cui ci avevano abituato i Mombao.
Complice l’influenza e l’energia che si respira al Supermoon Studio di Giacomo Carlone (un luogo caro a Damon in cui aveva deciso di traslocare il suo pianoforte su cui aveva scritto tutte le canzoni del disco di prossima uscita) e la collaborazione del musicista e compositore di musica contemporanea Vincenzo Parisi, il primo singolo di Damon Arabsolgar condensa suggestioni che derivano dalle sue esperienze musicali e non, attraversando mondi che sono apparentemente ossimorici come la musica contemporanea, il rock, l’elettronica e il cantautorato folk.
“Nitida” nasce, come molte mie canzoni, dall’incontro di due poesie. La prima associa l’invecchiamento di mio padre al lutto che stavo provando nel perdere i possibili futuri che avevamo immaginato insieme, la seconda invece è un’istantanea di una domenica mattina di primavera, passata a osservarla mentre dorme, per cogliere il preciso istante in cui avrebbe aperto gli occhi e la luce che entrava dalla finestra le avrebbe attraversato le iridi, rendendole trasparenti. Il giorno in cui abbiamo registrato gli archi è stato un giorno speciale e durante la loro prima e definitiva esecuzione, tremavo. Quello che avevo vissuto in quei quattro anni, racchiusi in quella canzone, trovava finalmente un corpo e mi lasciava per sempre. In quel momento mi sono sentito libero e felice, circondato da amici e fratelli, amanti, compagni di una vita che vale la pena di essere vissuta intensamente in ogni sua sfumatura, dalla depressione più inestricabile alla gioia più estatica. Per questa esperienza devo ringraziare innanzitutto Giacomo Carlone, mio produttore e amico, un’anima sensibile e paziente, senza la cui competenza e coraggio non avrei mai finito questo lavoro e Vincenzo Parisi, per aver scritto un arrangiamento di archi che è un piccolo miracolo e per il supporto dei rispettivi percorsi artistici in cui abbiamo creduto anche nei momenti più bui, ben prima che riuscissimo a rendere i nostri sogni reali. Un ultimo ringraziamento va a Simone Coen, Ginevra Battaglia, Alessio, Andrea ed Elisa Cavalazzi, Francesco Sciurti.
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