Daniele Faraotti ha pubblicato English Aphasia, nuovo disco slegato dalle mode e legato invece a influenze antiche che si dipanano sui sentieri impervi del progressive, della psichedelia e dei generi limitrofi. Lo abbiamo intervistato.
Vorrei sapere qualche dettaglio sulle motivazioni e sulle lavorazioni di “English Aphasia”.
La motivazione principale è la musica… Ho trovato nella forma canzone il mio ambito espressivo; forse non lo sarà per sempre ma per ora ci sguazzo. E poi voglio dire la mia in proposito.
Quanto alla lavorazione di E.A., ti posso dire che mi ha appassionato e a tratti anche sfiancato; non era un gran periodo della mia vita. Qualche problema in famiglia, oberato di cose da fare che mi distoglievano dal lavoro sulle canzoni. E poi non avevo più al mio fianco i fidati dioscuri con cui per dieci anni ho fatto band. Agli arrangiamenti ho sempre pensato io, ma questa volta essendo da solo avevo più cose da sistemare, tra cui i dettagli; e i dettagli danno molto da fare (ride, Ndr).
Dal 2008 due dischi e due ep. Visto che il disco mi sembra denotare una notevole attenzione ai particolari, vorrei sapere se il tuo metodo di lavoro è particolarmente maniacale oppure se la produzione non torrenziale è frutto di altre cause.
In parte ti ho già risposto comunque sì, sono maniaco; monomaniaco, nel senso che… come si fa a tirar via… non si può! Ero solo, e poi volevo assolutamente conservare la spontaneità di queste canzoni. Mi spiego meglio: quasi tutte le canzoni sono nate improvvisando – buona la prima; era un modo di lavorare che affrontavo per la prima volta, nel senso che di solito le canzoni le completo in varie fasi.
Questa volta, complice anche il fatto di averle composte quasi tutte su di una tastierina giocattolo le cose sono andate diversamente. Più semplici nella strutture armoniche, la melodia è sgorgata così compresa di testo “afasico inglese” – un inglese onomatopeico via…
I problemi sono arrivati dopo – e il problema principale era: come si fa a conservare questa spontaneità? Come si fa a riprodurla tale e quale nella versione definitiva? Come si fa a non deturparla con l’arrangiamento? Ecco tutto questo mi ha fatto procedere un po’ lentamente.
Ci sono stati anche problemi che non sono dipesi dalla mia volontà; per esempio ho buttato via mix di almeno sette pezzi. Non entro nei particolari… Fortuna che ho buoni amici nel settore; uno di questi è Davide Cristiani di Bombanella Soundescape che in quattro giorni ha mixato sette delle nove canzoni; le altre due sono state mixate da Franco Naddei (Beat studio / Forlì ). Con il prossimo album conto di far prima! (ride, Ndr)
Vorrei sapere come nasce la title track
La title track nasce così, di getto; diciamo tutta d’un fiato fino a che non parte la lunga coda strumentale; sicuramente il pezzo che mi ha impegnato di più in studio e anche al mix e al master; il suono non era mai giusto. Il titolo era pronto da anni nel mio quaderno di appunti.
Volevo scrivere un album intero che preservasse quel metodo di lavoro comune a molti; quel metodo che vede il “finto inglese” soccorrere in tempo reale gli aspetti prosodici della melodia nella prima stesura; così ho conservato ogni fonema venuto fuori dalla prima stesura e questa è rimasta come sacro riferimento. ” Quasi inglese” credo sia il titolo di un album di Lanzetti – di un paio di anni fa; be’ English Aphasia mi pare molto più bello , più elegante, per dire in sostanza la stessa cosa.
Nel disco si avvertono tante influenze sonore stratificate, di epoche diverse e sicuramente anche figlie di tanti ascolti. Curiosità: c’è stato un disco in particolare che hai ascoltato durante la composizione dei brani?
Quasi non ascolto più musica; ho ascoltato fino alla nausea. Di tutto, in modo capillare. Se un artista mi piaceva dovevo conoscere tutto. Puoi immaginare: Beatles, Stones, Led Zeppelin, Bowie, King Crimson, Genesis (era Gabriel), Gentle Giant, Hendrix, Joni Mitchell, Stravinsky, Scott Walker Mahler, Beethoven, Berg, Pfm, Schoenberg, Ravel, Area, Mahavishnu orchestra, Debussy, Prokofiev, Radiohead, Thom Yorke, Bartok, Grisey, Ligeti e tralascio quelli che per qualche ragione nel tempo hanno smesso di far breccia nel mio cuore.
Non sento cose che mi sorprendano in giro; gli ultimi a sorprendermi in ambito canzone sono stati i Radiohead e Thom Yorke e anche Musica per Bambini e Valeria Sturba (Ooopopoiooo – Varlet) ; del resto il passato dopo tanta dedizione è un po’ logoro. Ma questo per me è positivo, mi dedico con più entusiasmo alle mie canzoni.
Non c’è stato nessun disco in particolare che ho ascoltato durante la lavorazione, ma ti posso dire che i file delle prime stesure portavano titoli provvisori come: bowie 1, bowie 2, bowie 3; forse avvertivo che sarebbe morto – un fatto inconscio, o semplicemente qualcosa delle mie canzoni mi faceva pensare a lui.
Il disco è uscito da qualche tempo. Hai già pronto materiale nuovo o ti stai concentrando soltanto sulla promozione dell’album?
Sono volutamente fuori dalle dinamiche di mercato; il disco è uscito il 27 aprile, mi pare ancora un neonato. Sì capisco quel che vuoi dire – oggi una roba è già vecchia dopo due settimane – boh – forse perché nasce già un pò masticata ? ICH WEISE NICHT ! Quanto alla promozione, ho già dato nei mesi successivi all’uscita – che sbattimento da solo… Per ottenere solo qualcosina; ora ci pensa DOPPIO CLIC promotions e io posso concentrarmi sulle prove con i miei nuovi compagni di viaggio.
Conto di fare una prima data “zero” entro Natale e poi col nuovo anno partire per una decina di date promo; non di più. Poi si ri-entra in studio per registrare nuovo album ; materiale ne ho fin troppo – talvolta mi sento schiacciato – mi stanco solo a pensarci…. ( ride, Ndr).
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