Dumbo Gets Mad, “Five Eggs”: la recensione

Five Eggs è il nuovo album di Dumbo Gets Mad, progetto del cantautore, producer e sound designer emiliano Luca Bergomi che in oltre quindici anni di carriera ha catturato l’attenzione della critica internazionale (Pitchfork, NPR, The Needle Drop), ma anche quella degli addetti ai lavori e degli artisti conterranei come Marracash. 

Five eggs, quinto progetto discografico dell’artista, primo per Carosello Records,  racchiude un nuovo viaggio sonoro nell’elegante psichedelia dumbiana attraverso 10 canzoni – tra cui i singoli di anticipazione Pariah e Biscaglione -, a cui si aggiunge un brano inedito presente esclusivamente sul vinile.

“FIVE EGGS” è un disco che vuole osservare la vita attraverso le dinamiche comportamentali e relazionali contro le quali ci scontriamo quotidianamente. I valori, le cose importanti e quelle più frivole vengono sviscerate senza giudizio, ma semplicemente ponendo delle domande – senza fornire per ora delle vere risposte – che ritengo fondamentali in un processo di curiosità e crescita. È quindi un disco psichedelico nell’estetica, nelle sue strutture e nell’immaginario sonoro, ma molto realista nei temi affrontati

Dumbo Gets Mad traccia per traccia

Si parte da atmosfere già abbastanza surreali con Psychedelic Breakfast, breve percorso con cori femminili, marcette e accenni di bolero. Abbastanza rapidi i ritmi di Spizza, che ha qualche momento di respiro e ulteriori coretti femminili, in un’aria particolarmente vintage.

Pariah si sporca le mani con ritmi molto più urban e sensazioni a livello strada, giocando con il funky e con un cantato che affonda in filastrocche sostanzialmente rap.

Si passa rapidamente a Biscaglione che arriva da lontano per presentare atmosfere molto più pop, tra Jarvis Cocker e Damon Albarn. Gossip playground torna a sensazioni vicine all’hip hop, ma con una struttura sonora piuttosto diversificata.

Atmosfera molto pacificata quella che si incontra in Life Doesn’t Mean Much To You, con una linea acustica e risonanze quasi beatlesiane, sicuramente molto dreamy. Mentre prosegue l’anternanza tra voci maschili e femminili, ecco Spacesomething, che fa pensare al post punk e all’avantpop, con qualcosa di psichedelico nella miscela.

Un testo in italiano per Torre Velasca che funge da contraltare a Pariah e che narra un mondo migrante, che danza e canta a dispetto delle vicissitudini. It Really Doesn’t Matter torna a mete più morbide dal punto di vista sonoro.

Il disco si chiude con Ritorni, ultimo brano soft che fornisce una via d’uscita accogliente e accomodante (per quanto il finale sia un po’ improvviso), come a voler lasciare un buon retrogusto in bocca.

Equilibri cercati con grande attenzione portano a un disco sfaccettato, versatile, quasi beffardo nel modo in cui gioca con i suoni e con le epoche con assoluta disinvoltura: la fama di Dumbo Gets Mad è assolutamente meritata ed è presumibile che si espanderà ancora grazie ai brani di questo lavoro.

Genere musicale: retro pop, alternative

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Pagina Instagram Dumbo Gets Mad

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