Esce domani 23 settembre, su label Al-Kemi Records/Ala Bianca, distribuzione Warner/Fuga, Illusion il sesto album in studio di Edda, che contiene undici brani inediti prodotti da Gianni Maroccolo.

Illusion (ɪˈluːʒ(ə)n), è l’album con cui Edda torna nel 2022. Un titolo che allude a “Maya”, termine sanscrito che significa appunto “illusione” e che rimanda allo strato superfluo e superficiale che ricopre la vera essenza delle cose. 

Illusion si distanzia dall’ultima uscita dell’artista, “Fru Fru” (2019). Edda indossa abiti nuovi, cuciti con maestria dalla produzione artistica di Gianni Maroccolo (Litfiba, CCCP, CSI, PGR, Marlene Kuntz, Deproducers).

Questo disco nasce dall’incontro karmico con Gianni Maroccolo e la sua visione  musicale. Un cantante come me che inspiegabilmente ha un grande gusto estetico, vorrebbe sempre qualcuno che lo vestisse in modo che, quando si guarda allo specchio, possa vedere se stesso e non un altro

Edda traccia per traccia

E’ indubbiamente singolare, anche per chi è avvezzo alle stranezze della scrittura di Edda, affrontare pezzi scomposti e soprendenti, seppur poetici, come Mio Capitano, che tra Whitman e Robin Williams apre il disco. Tra Whitman e Robin Williams a livello di titolo, perché poi nel brano c’è tutt’altro: insistenze vocali, frasi in milanese, momenti morriconiani e molto altro.

Con Alibaba si sale di ritmo e il cantato prende a parlare di sentimenti in modo un po’ più chiaro, per quanto la narrazione sia sempre piuttosto allucinata: “L’oroscopo consiglia/uccidere la famiglia”.

Molto compatta a livello sonoro e quasi post grunge, ma con un canto corale a fare da fil rouge, La croce viva prova a mettere un punto e segue pensieri propri per molte direzioni.

Quasi tropicali i suoni iniziali de L’ignoranza, che poi apre le ali e si fa potente. Un curiosissimo dialogo con il divino si sviluppa tra qualche particolare inquietante e molti avverbi in -mente. Finale strumentale e piuttosto free.

Chitarra inquieta all’inizio di Signorina Buonasera, che sulle prime sembra ricordare qualche memoria lontana dei Ritmo Tribale, ma che poi prende strade fantasiose e del tutto proprie, facendo anche un po’ il verso, volutamente, a “mare, profumo di mare”, per poi procedere su toni vintage e pastello.

Trema abbassa un po’ i toni, porta alla ribalta la chitarra ma rimane molto sommessa e quasi timida. Al contrario Carlo Magno vede un trionfo rock in cui Stefano (e Gianni con lui) sembrano divertirsi un po’, a prescindere da alcune drammaticità del testo.

Si torna a sussurrare un po’ con Gurudeva, lento dalle volute ampie, alle prese con le proprie inadeguatezze e con le proprie numerose fragilità. Ecco poi il sole di Lia, presentata come primo singolo e presente con un giro di chitarra insistente, mentre nel finale si va su un falsetto difficilmente intellegibile.

Gioca al dottore e pensa al gelato Edda con Mirai, brano circospetto e un po’ notturno. Maroccolo imbraccia l’amato basso per regalare un giro finale su Brown, che immagino faccia riferimento a James, e che pesca da sonorità r&b e quasi jazz.

Per andare sullo scontato, questo è probabilmente il disco meglio riuscito di Edda dal punto di vista musicale, mentre i testi delle canzoni si plasmano su movimenti e abitudini poetiche ormai molto consolidate: lo stile, a partire dall’avatar femminile protagonista delle canzoni fino alle rime sconnesse, è inconfondibile ma si affina disco dopo disco.

Il risultato è che uno dei più imprevedibili cantautori italiani (lo si segua sui social per capire effettivamente cosa intendo) sia diventato una certezza: i suoi dischi sono sempre ricchi, vivi, pieni di inventiva e originali. E riescono a regalare emozioni mai scontate.

Genere musicale: cantautore

Pagina Instagram Edda

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