Francesco Camin, “Palindromi”: la recensione

francesco camin

Cantautore trentino con tendenze alternative pop, Francesco Camin pubblica oggi Palindromi, disco di otto canzoni ricco di sonorità contemporanee e di una via moderna al cantautorato.

“Sono innamorato degli alberi, li ho studiati durante il mio percorso accademico in campo scientifico e di recente ho voluto sviluppare un’idea che li metta in luce da un nuovo punto di vista, che li veda molto più vicino a noi di quanto siamo abituati a pensare, molto più “insegnanti” di quanto siamo abituati a pensare. Credo che ognuno di noi sia profondamente connesso con ciò che lo circonda e il mio intento è ritrovare questa connessione, nello specifico appunto verso gli alberi”.

“Con il mio disco voglio quindi raccontare questo mio amore e questa mia visione delle cose, e nel concreto sto facendo crescere nuove piante in Africa e Sud America attraverso la mia musica per dare il mio seppur piccolo contributo alla riforestazione della nostra Terra, ho poi aperto un blog e videoblog in cui racconto le piante da un punto di vista più calato nel nostro quotidiano, cercando dei parallelismi con l’uomo. Infine all’interno del mio album ci sarà un disco di carta intrisa di semi, che germoglia davvero se messo sotto terra”.

Francesco Camin traccia per traccia

Il disco parte dall’animalistica e metaforica Tartarughe, brano pop agile e con coro di bambini a chiusura. Più contrastata Palindromi, title track che sceglie rotte più rumorose, ma con frequenti sbalzi d’umore.

Ci si infila in un tunnel più oscuro con Abisso, cantato frequente, cori e battimani per un brano che punta a trasmettere sensazioni intime, nonostante la tromba che si leva a metà canzone.

Anche Tasche viaggia sul personale e ha idee di fondo piuttosto cupe. Le sensazioni interne al disco si spostano come attraverso vasi comunicanti, con una certa gradualità da canzone a canzone.

Verde imposta il discorso sul cromatico, oltre che seguire la tematica naturalistica. C’è maggiore risentimento nella lista di propositi di Dovrei, ritmata, insistita, martellante.

Si torna ad atmosfere molto più rilassate e divertite con Le cose semplici, prima che Un gioco chiuda su un’aria intima ma sempre più allargata.

Francesco Camin dimostra una sensibilità molto plastica negli otto bozzetti che tratteggia in modo vivace e con una tavolozza piena di sfumature.

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