Freaky Mermaids, “Everything could happen”: la recensione

freaky mermaidsSi chiama Everything could happen il nuovo disco delle Freaky Mermaids. Il viaggio delle Freaky Mermaids inizia nel 2006, quando Ombretta Ghidini e Laura Mantovi si incrociano quasi per caso. Da quell’incontro nasce un progetto theatrical folk, che le porta in spazi che hanno un profumo antico, verso suoni d’altri tempi, acustici, un paesaggio in bilico tra Johnny Cash, Jolie Holland e una follia un po’ circense. Poco dopo le due sirene incontrano Angela Scalvini e le tre, insieme, danno vita a un EP (Freaky Circus, 2007) e successivamente a un CD (Moonshine Once Betrayed Me, 2011) dove l’immaginario del loro orizzonte si amplia grazie ai tanti musicisti che generosamente suonano nel disco con e per loro. Ma il viaggio va incontro a una svolta e, dopo aver salutato Angela, l’arrivo dell’attuale terza sirena Giorgia Poli offre nuovi paesaggi da esplorare, nuove mete da raggiungere.

Freaky Mermaids traccia per traccia

Si parte piano, con Love’s Ambition, ballata dalle volute ampie che instrada l’ascoltatore subito verso la melodia e le sonorità da prateria americana. Allegria morbida quella di Sleight of Hands, influenzata dal country. Qualche nota più blues si indovina invece in You’re gonna tell me, mentre Carrots not souls mette in evidenza caratteristiche sorprendenti della band: che prima mette lì una canzoncina da inizio secolo, per poi costruirle attorno un vestito oscuro e minaccioso con basso e chitarra.

The Other Woman torna a modalità più pacifiche, voce e chitarra su un tappeto sonoro molto vellutato. Al contrario Everything could happen, la title track, è tutt’altro che pacifica, anzi si disegna in modo piuttosto minaccioso, alzando toni e ispessendo i modi, ma rimanendo notturna. You in me disegna traiettorie di chitarra acustica, inoltrandosi in questioni intime. Si chiude con la dolce e vintage Damn your eyes.

Un disco morbido, quasi sempre sfumato, con sensazioni gentili, quello delle Freaky Mermaids, capaci di intrattenere con garbo e di inserire le proprie idee in un contesto sonoro molto omogeneo.

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