“Gemini”, Good Morning Finch: la recensione #TraKs

Esordio su distanza lunga, dopo un paio di ep, per Good Morning Finch, quartetto siciliano che con Gemini sembra aver corroborato le origini post rock con aspirazioni tra shoegaze e psichedelia.

Si parte subito con atmosfere vicine allo shoegaze con La stagione delle eclissi, che porta con sé suoni di chitarra alternativamente molto delicati oppure potenti. Molto più intime le atmosfere di Cerimonia, che però dopo un inizio molto morbido si accende su versanti più rumorosi.

Inizio tranquillo anche per Amo quando cadi giù, recitata con cautela e Con intenti piuttosto funerei. Altra atmosfera invece quella di Notte elettrica, veloce e con atteggiamenti vicini al pop, pur su strutture non banali.

E dopo il procedere convinto dello strumentale Atomite, arriva la delicata Copenhagen, che sviluppa due piani differenti, con un’introduzione piuttosto soffice e una seconda parte di maggiore veemenza, con la batteria in primo piano.

C’è un che di anni Settanta nella costruzione di alcuni testi del disco, per esempio questo, e qualche idea progressive in un brano che supera gli otto minuti e che vive due vite distinte con sonorità differenti, come in una suite old Style.

La stanza blu si sposta su sonorità più vicine a una New wave moderata, per un altro brano strumentale che introduce a Malia: introduzione di basso e un’aria leggera, con un testo che parla di sogni e di navi, per un pezzo che a tratti ispessisce il suono, arrivando a esiti molto più drammatici delle premesse.

Si decolla poi per i movimenti nello spazio della chitarra di Zero, altro intermezzo strumentale che lascia spazio a Cane, in cui la chitarra è altrettanto protagonista, ma inserita in un contesto rock (senza post) con un finale psichedelico sempre pronto ad accadere.

Si chiude con Gemini, la title track, dalla partenza sommessa ma come sempre con un percorso in crescita che conduce verso distanze sconsiderate.

Sono buone le sensazioni lasciate dal disco, che forse pecca un po’ per la ripetitività di alcune strutture, ma che è composto di canzoni di ottimo impatto, che dal vivo potrebbero dimostrare la propria faccia migliore.

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