Gigante: sono ottimista, ci inventeremo qualcosa

Tempi difficili per tutti e la musica non fa eccezione. Ma ci sono anche dischi che aiutano a vivere un po’ meglio: è il caso di Buonanotte, di Gigante, appena uscito, ricco di atmosfere retrò ed elettronica. Ne abbiamo parlato con lui.

Prima domanda purtroppo obbligata dai tempi: come ci si trova a promuovere un disco nuovo in clima di emergenza nazionale (e internazionale)?

Ahimè, purtroppo non bene, i primi a essere stati colpiti a livello lavorativo ed economico siamo stati proprio noi musicisti, promoter e club, molta gente è stata costretta ad annullare come me concerti ed eventi.

Mi dispiace molto ma purtroppo per un musicista ormai l’unica fonte di promozione e di guadagno vera è legata alla musica dal vivo, ospitate in radio ecc… e non suonare, girare fisicamente, soprattutto dopo l’uscita di un disco è davvero dura. Ma sono ottimista, ci inventeremo qualcosa.

A che cosa vuoi dare la “Buonanotte” con questo disco?

In questo momento mi sento di dare la Buonanotte a tutta la gente che sta affrontando questo momento storico particolare e difficile, ma in particolare a tutti i medici, infermieri e allo staff sanitario.

Hai effettuato una decisa svolta verso i suoni sintetici. Che cosa ti ha portato a questo tipo di scelta?

Riguardo ai suoni, mi sono avvicinato al sound anni 70/80, quello della scrittura dei pezzi è stato un periodo in cui mi ero fissato con quelle atmosfere. Tutto questo grazie alle compilation 80’s di mio padre che trovavo in macchina. Sono stato tanto tempo ad ascoltare quella roba, che inizialmente non mi andava giù ma poi ho cominciato ad apprezzarla.

Anche i testi si sono fatti più introspettivi. Risultato di un progetto oppure è capitato semplicemente così?

Si, in queste canzoni parlo un po’ più  di me, anche se non ho abbandonato del tutto l’influenza proveniente dalla letteratura o dal cinema. Questo perché ho acquisito una maggior padronanza nella scrittura di un brano. Sembrerà banale ma parlare di sé non è una cosa semplice, almeno per me, significa, in un certo senso, denudarsi.

Uno dei brani del disco che mi hanno colpito di più è “La felicità a che ora arriva?”, domanda quanto mai attuale. Mi racconti da che ispirazioni nasce?

Esatto, ehehe, allora in sintesi questo pezzo parla di una coppia ormai sul filo del rasoio che non ha più niente, emozionalmente ed economicamente parlando, e che aspetta qualcosa che salvi il loro rapporto. Il pezzo è un enorme punto interrogativo, dove si trova la felicità? Questa apatia e questo silenzio possono essere sbloccati dai bei ricordi passati? Tutte le paure e le insicurezze reciproche possono svanire? I protagonisti, immobili, aspettano che arrivi qualcosa che li faccia sorridere. Non ricordo da che ispirazione nasce ma di certo non sarà stata molto confortante.

Posso chiederti una playlist da ascoltare in questi giorni complicati?

Ottimo, durante la scrittura di questo disco mi ero preparato una playlist con tutte le canzoni che ho ascoltato maggiormente per entrare nel mood che ho ricreato in Buonanotte, questa playlist l’ho chiamata SUPER DREAM ed è questa:

Ascoltatela prima di andare a letto, vi farà sognare, l’ho già sperimentata e funziona.

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