Gionata Mirai ritorna alla dimensione acustica con Nelle Mani: dopo l’ultimo Allusioni, il chitarrista costruisce il proprio viaggio a undici tappe, ognuna delle quali cela un piccolo mistero che l’artista accetta di condividere con l’ascoltatore.
Gionata Mirai traccia per traccia
Dopo un’Intro appassionata e morbida, che apre il discorso acustico, ecco Aleppo. Il riferimento alla città siriana nasce da foto di qualche anno fa viste da Mirai, e dal rimpianto per ciò che non è più. Il nudo lavoro di chitarra emerge anche di più dai giri che caratterizzano Metallo.
Più alta l’intensità nell’incalzante Toni di Rosso – In Treno, figlia di una sorta di “medley” di due pezzi diversi. Ieri, invece, persegue idee più omogenee e malinconiche, ma nella seconda parte cambia tutto e si fa più serrata. Il viaggio prosegue con Pan di Zucchero, che ammorbidisce i sensi.
E una volta che sono ammorbiditi, ecco Non Potho Reposare – A Diosa, un traditional sardo che suona come una ninna nanna tenue e gentile. Si torna a correre un po’ con Fisherman, cover di Leo Kottke, mentre Fandango riprende trame molto fitte. Si chiude con un brano della tradizione irlandese, Pretty Girl Milking a Cow: l’ambiente sonoro è folk ma senza eccedere, il passo è tranquillo.
Un disco fluido, che rifugge l’eccesso di semplicità pur essendo basato sostanzialmente soltanto sulla chitarra. Gionata Mirai ottiene un discorso coerente con sei corde accarezzate con grande sapienza e con idee messe in pratica senza sforzo apparente.