Altre cinque proposte in breve da TRAKS: ecco cinque dischi che potresti esserti perso.

Piergiorgio Manuele, “Lumanagente”

Piergiorgio Manuele, recensioni in breveLumanagente è l’album d’esordio di Piergiorgio Manuele, cantautore siciliano che ha scritto, arrangiato e suonato interamente le dieci tracce che lo compongono, con la sola supervisione del produttore Paolo Messere. Un album singolare, a cominciare dal titolo, dal sapore eccentrico a volte, ironico altre, che mescola folk, pop, un po’ di rock, elementi di elettronica, per un risultato denso, originale, vario e variabile. Il disco parte con Libero sarò, orecchiabile al punto giusto, continua con il ritmo più sostenuto de Il mago, che si apre su un ritornello non da meno. E vorrei manifesta desideri di umana comunione e di egoistico sentire, con il mare all’orizzonte. Giorni rallenta un po’, con giochi di parole e una buona dose di elettronica; Il tango del nano apre la porta a sonorità più aperte e a un cantato più corposo, che proseguono in Nancy e il direttore, dove un testo frenetico, quasi in apnea, corre insieme alla linea di batteria. Più malinconica Ma sei quella che, in cui un amore giovanile fa esplodere la potenza vocale di Manuele. Il vago retrogusto di All’alba accompagna dritti verso Sabbia, uno dei pezzi più convincenti, dove la denuncia sociale trova libero sfogo su una melodia che sa essere folk e mediterranea insieme. Il circo chiude le danze con una risata dal retrogusto amaro. Un buon esordio di elettropop caleidoscopico, che va assaporato e riascoltato con orecchie attente per coglierne tutte le sfumature.

Chiara Orsetti

Lorenzo Giannì, “Gramigna”

Lorenzo Giannì, recensioni in breveSiciliano, classe 1997, Lorenzo Giannì sa già il fatto suo. Ha scelto di intitolare Gramigna il suo primo disco, in cui ha scritto, cantato e suonato tutti gli strumenti, tranne la batteria, creando con le sue mani uno di quei dischi che non possono passare inosservati. Già con la prima traccia, Deiezione, si comincia a fare conoscenza con la voce leggera e con la chitarra di Giannì, che si fa ancora più protagonista, in versione elettrica, sulla title track. Nave inverno vela di malinconia l’atmosfera, regalando la prima traccia di cantautorato quasi totalmente voce e chitarra del disco. Il ladro semplice fa venir fuori il lato synth-pop del giovane artista, che ritorna poi ad alleggerirsi nella successiva Tasche, in un saliscendi di suoni e percezioni. Consonno è un esercizio strumentale, ben riuscito, di comunione con la batteria di Paolo Scuto; Tabucchi e tabacchiere si lascia andare a qualche effetto sulla voce, rendendo fluido il risultato. Si spazia di nuovo verso il sound da cantautorato contemporaneo con Il miglior fabbro, che apre la strada alle linee di basso, ben strutturate, della successiva Marta, fra odore di tritolo e giochi di parole in chiave rock, e della più pop Disperata Vitalità. Never cared ‘bout John (Nor the universe) chiude il disco senza parole e in maniera psichedelica. Gramigna è un continuo cambio di atmosfere e di ambizioni, con una sola costante: la qualità della proposta.

Chiara Orsetti

Lomax, “Oggi Odio Tutti”

Oggi Odio Tutti è l’ep d’esordio dei Lomax, giovane trio della provincia di Modena che propone un rock italiano con influenze hardcore, noise e post punk.
Il progetto iniziale prende vita dall’idea di Valentina Gallini e Matteo Capirossi, rispettivamente alla chitarra e al basso, con l’obiettivo di sperimentare nuovi suoni e creare testi schietti e spontanei in italiano. Poco dopo si aggiunge Greta Lodi alla batteria e il gruppo inizia a muoversi nella scena musicale locale, fino alla creazione in meno di un anno del primo ep autoprodotto. Si parte con un discreto 1-2 al corpo, grazie a Rigore e alla title track Oggi odio tutti, che trasportano in ambiente punk-hc senza voler avere l’aria di fare sconti. Manhattan si apre con Woody Allen che prende appunti vocali nel film omonimo, e poi il discorso si distende su un rock a media velocità, con la chitarra che si muove sciolta. Parecchia aggressività e riverberi in ¡Fuoco!, che mette in evidenza un buon lavoro di basso. Poi ecco finalmente un messaggio di speranza con Non vedo l’ora che muori. Si chiude con Dio, che passeggia in ambiente psichedelico, per una sorta di suite da oltre otto minuti. Ottimo esordio, acido e incazzato il giusto, con prospettive consistenti davanti.

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Be a Bear, “Time ep”

Be a Bear, recensioni in breveDopo circa dieci mesi da Push-e-bah, i battiti elettronici di Filippo Zironi, in arte Be a Bear, tornano a farsi sentire con un ep da quattro canzoni, denominato Time ep. Il lavoro si apre con la title track Time, che si arrotola, ma con leggerezza, intorno ad alcuni loop vocali e ritmici. Più ritmata e consistente Wine or Beer: del resto si tratta di una scelta di campo piuttosto importante. Risatine e atmosfera giocosa e gentile quella di Wake Up!, che mostra il lato più soffice della produzione di Be a Bear (non che il resto sia death metal, sia chiaro). Le schermaglie elettroniche acquistano improvvisamente uno spessore e un volume maggiore con My Everest, che chiude il lavoro. Ep di buon livello, quello di Be a Bear, magari non imprescindibile ma comunque composto con cura e buon gusto.

 

La stanza di vetro, “Al buio”

La stanza di vetro, recensioni in breveLa stanza di vetro è il progetto solista di Enrico Marcucci, giovane musicista e autore fermano. Al buio è ufficialmente il primo ep, per l’etichetta Bananophono. La scommessa è il pezzo che apre l’ep, con effetti elettronici e un beat pressante, ad accompagnare un testo piuttosto pensoso. Atteggiamento che non si perde nel resto del lavoro: per esempio nella notturna Le luci, che mette in evidenza ancora di più le qualità della scrittura di Marcucci. Molto più voluminoso il portato di Al buio, title track che si fa massimalista e che si sposta su un dancefloor, ove ne esista uno in cui sia possibile anche raccontare storie e riflettere. Toni acidi in Così deve essere così è, mentre l’ep si chiude con una più fluida e leggermente più sognante Bianco Vergine. Bel progetto e buon esordio per Marcucci/La stanza di vetro, che costruisce pezzi solidi che sorreggono i suoi testi.

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