Intervista a San Diego, che parla di tutti quei messaggi che fanno male

San Diego

del Signor Uffa

San Diego, o anche uno dei nomi caldi che i nuovi singoli firmati Mattonella Records hanno messo in luce. La sua capacità è quella di riuscire a far ballare su note tristi, di parlare di solitudini universali e di render tutti tristi, lasciandosi andare a ritmi da dance floor. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con lui.

Più che indie, i tuoi riferimenti sembrano farsi alla scena electro-pop internazionale. Ti ci si vedrebbe bene su uno dei piccoli palchi del Primavera Sound. Mai pensato di passare all’inglese?

Non ci ho mai pensato seriamente ma non mi pongo limiti di sorta, anche di mischiare più lingue in una stessa canzone. Finora mi è venuto naturale scrivere in lingua italiana perché la amo e credo che abbia potenzialità enormi ancora abbastanza inespresse in musica; magari un domani verrà anche riconosciuta di più a livello internazionale.

Che cosa vuol dire vaporwave? E quanto identifica la tua musica?

Più che darti la definizione da Wikipedia, ti dico che per quanto mi riguarda ha una connotazione ed eventualmente un’interpretazione personale, non mi piace lo stereotipo e non la considero neanche un genere. E’ una suggestione, è atmosfera.

Rispetto, al tuo disco di debutto, hai accelerato un po’ i ritmi o sbaglio? Come dovrebbe funzionare un live di San Diego, sei da club o da festival estivi?

No, non sbagli e per quello che si sta delineando direi che come live potrebbe funzionare in ogni situazione possibile.

Di cosa parla LOL?

Non mi piace molto spiegare il significato delle mie canzoni sia perché non mi sento in grado di farlo e sia perché molti significati si prestano a più strati di interpretazione, ma ci proverò: in parte parla di noi sui social con i nostri sentimenti usa e getta, per qualsiasi argomento.

Chi è questa ragazza che ti risponde con le gif?

Non è una persona in particolare, è pieno di gente che risponde con le gif agli status.

Piani per il futuro?

Mi piace navigare a vista e non progettare troppo. Ma qualche idea ce l’ho.

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